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LA POLITICA CON LA P MAIUSCOLA E IL VOTO

Federico Mazzaron

Novara - "Gentile direttore - ci scrive Federico Mazzaron, coordinatore regionale studenti Pdl e Vis Voce dell’Italia Studensca - chiedo spazio sul suo giornale per esemprire due consideraizoni su questi giorni di clima elettorale e di elezioni. Sento da troppi dire "La politica fa schifo", a questi vorrei dire che la Politica è la cosa più bella che c'è, è il miglior modo per sentirsi collettivo, per dare una mano al funzionamento dello Stato, alla società che verrà, è il miglior modo per amare i nostri cari, è vita. E ad una politica che non funziona non si risponde con l'antipolitica, ma con una politica migliore. Sant’Agostino diceva “La speranza ha due figli bellissimi, lo sdegno ed il coraggio, lo sdegno per le cose che non funzionano e il coraggio per poterle cambiare”. Ecco io penso questa sia la premessa con cui bisognerebbe avvicinarsi alla Politica, quella con la P maiuscola. Quando sento persone normali inveire contro la classe politica, mi ritengo un po' offesso, perchè se è vero che sempre di più veniamo a conoscenza di amministratori di partito, di dirigenti che sono costretti a dare le dimissioni, di richieste d'arresto è anche vero che la politica è fatta da tanti militanti che come me, senza prendere un euro, anzi sempre a loro spese, sono fieri di occupare moltissimo del loro tempo per contribuire al funzionamento del loro partito e dello Stato, attraverso i gazebo, i convegni e le manifestazioni. Mentre sì, i partiti hanno deluso molto (nella maggior parte), sono diventati fini a se stessi e ai loro leader, ma la politica è un'altra cosa. Il partitismo ha creato nel Paese una classe dirigente corrotta e che si mostra sorda al grido di protesta che diviene sempre più forte. E’ venuto a meno il contatto diretto tra gli eletti e gli elettori, i primi troppo impegnati nei giochi di palazzo e i secondi a cercare di pagare le tasse e tirare a fine mese. Ma la soluzione non è quella di andare a votare qualche urlatore di turno, che cavalca l’onda del malessere, e non risponde ai bisogni concreti dei cittadini, o ancora peggio astenersi dal voto. E’ necessario impegnarsi in prima persona, di scegliere, perché chi non sceglie, subisce le decisioni di coloro che hanno scelto".