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Le proposte degli industriali, le risposte dei candidati

Novara - Nel tardo pomeriggio di giovedì 14 febbraio nella sede dell'Associazione Industriali di Novara si è svolto un incontro, voluto dalla stessa Ain e organizzato in collaborazione con il Corriere di Novara. Spunto dell'iniziativa le proposte di Confindustria per lanciare lo sviluppo del Paese e sapere che cosa ne pensano i candidati di ciascun schieramento in lizza per Camera o Senato. All'invito hanno risposto quasi tutti i partiti politici; pochi infatti gli assenti ingiustificati. A moderare l'incontro il direttore del Corriere di Novara, Serena Fiocchi, mentre in rappresentanza degli industriali c'era il presidente Ain, Fabrio Ravanelli.

Lo stesso Ravanelli ha spiegato: "Il momento è molto delicato e complicato. L'economia italiana non va e il tasso di disoccupazione è troppo alto ed è il vero male dei nostri giorni da sconfiggere. Le previsioni di crescita sono talmente blande che permettono di 'vivacchiare' e non di avere quello slancio necessario per uscire dalla crisi. Ci vogliono quindi scelte coraggiose e il nostro motto dovrebbe essere "Crescere si deve perché si può". Basterebbero pochi correttivi per creare lavoro, sviluppo e benessere; potremmo riassumere questo piano in sette punti: 1) fare in modo che le imprese che devono ricevere dei pagamenti da enti pubblici siano saldate al massimo entro pochi mesi; 2) tagliare dell'8% il costo del lavoro e tagliare l'Irap che rimane un'imposta incomprensibile che penalizza le aziende che assumono; 3) abbassare i costi dell'energia attraverso il calo della componente delle accise di quasi il 40%; 4) lavorare 40 ore in più all'anno da retribuire bene; 5) ridurre l'Irpef sui redditi più bassi e aumentare il sostegno per i meno capienti per incrementare i consumi; 6) investire in infrastrutture; 7) sostenere gli investimenti in ricerca e innovazione. Non è un libro dei sogni, ma credo uno degli ultimi treni che dobbiamo prendere per far sì che l'Italia sia un Paese competitivo e fuori dal guado della crisi".

Hanno parlato ciascuno per cinque minuti - regolamentati con tanto di cronometro (artigianale, ma funzionale) - i candidati di ogni partito presente all'appuntamento elettorale di domenica 24 e lunedì 25 febbraio.

Bevilacqua (Centro democratico): "Non è logico e giusto che in campo fiscale ci siano delle regole che ogni anno cambiano; gli uffici pubblici devono essere più orientati al servizio nei confronti dell'utenza (cittadino o azienda) e meno sindacalizzati".

Burlone (Fare per fermare il declino): "Questo è davvero l'ultimo treno utile per l'Italia. Ma c'è bisogno di binari nuovi e alla guida ci dev'essere gente che non ha avuto responsabilità di governo negli ultimi 18 anni. Il rischio è che se la situazione rimane così com'è, che gli imprenditori emigrino altrove e portino occupazione e sviluppo in altri Paesi non in Italia".

Galli (Fli): "Sono sostanzialmente d'accordo con i punti enunciati dal presidente Ravanelli, chiedo però che le lobby siano più trasparenti. Ci devono poi essere leggi di più facile interpretazione e applicazione e le banche devono investire nel credito quei soldi che hanno avuto dalla Bce al tasso d'interesse agevolato pari all'1%. Infine vorrei maggiore protezionismo per settori chiave della nostra economia come l'agricoltura e l'industria automobilistica".

Andretta (Fratelli d'Italia): "Molti i punti di condivisione col nostro programma, ma come mai nessuno è riuscito sinora a trasformarli in realtà? Quando il cda di un'azienda non funziona si cambiano i suoi componenti; così deve succedere oggi e si deve fare in modo di avere al Governo gente nuova, giovane, vogliosa di fare, proprio come Giorgia Meloni. Dobbiamo introdurre un tetto al prelievo fiscale; più attenzione all'Italia e amore per il nostro Paese quando si va all'estero per parlare di commercio e in Europa per trattare con gli altri componenti dell'Ue. Infine difendiamo le opportunità di lavoro e sviluppo offerte dal progetto F-35 a Cameri".

Pastore (Lega Nord): "Molti dei punti sono condivisibili e in comune. E' necessario che ripartano i settori del manifatturiero e dell'edilizia per far tornare a girare il nostro Paese; inoltre: meno tasse sulle imprese e toglie l'Imu sulla prima casa, investire sulle infrastrutture, tornare alla Legge Biagi abrogando la riforma Fornero e fare una seria lotta all'evasione, ma a coloro che evadono totalmente che non vivono qui in Piemonte ma altrove... Basta attività vessatoria nei confronti dei nostri imprenditori e tanta superficialità nel resto del Paese".

Falcone (Lista Monti): "Il programma degli industriali si sovrappone all'Agenda Mondi. Noi puntiamo molto sul Made in Italy; lo Stato e le banche siano i veri promotori delle nostre imprese. Meno Stato e più società civile".

Immovilli (Mir): "Se siamo in questa situazione di crisi la responsabilità è unicamente dei politici che ci hanno governati negli ultimi 20 anni. Gli imprenditori hanno bisogno di credito, altrimenti se ne vanno all'estero ad aprire le loro aziende. Ci vuole una banca pubblica che aiuti le imprese; sono necessari tagli alla spesa pubblica. Noi non siamo un Paese di serie B o C: siamo l'Italia ed è bene che in Europa lo sappiano. Abbiamo bisogno di giovani che si mettano in gioco e che vogliano emergere per diventare la classe dirigente del futuro".

Crippa (MoVimento 5 Stelle): "Molti i punti in disaccordo con quanto detto stasera, a cominciare dalle politiche energetiche, che non devono più puntare sui carburanti di origine fossile, ma sulle energie eco-compatibili e rinnovabili. Necessaria una riqualificazione dell'urbanistica già esistente: non case o capannoni nuovi che deturpano l'ambiente ma mettere a posto quelle già realizzate. Lo stesso vale per i trasporti: no alla Tav e sì al potenziamento delle linee ferroviarie già in essere. I nostri consiglieri regionali in Sicilia hanno restituito il 75% del loro compenso, che è finito un fondo da investire in piccole e medie imprese: un esempio di buona politica. Aboliamo le Province, lottiamo contro gli sprechi e ripensiamo ad un Made in Italy al 100% prodotto e realizzato in Italia".

Barini (Pd): "Crescita e lavoro sono i nostri comandamenti; un'ora di lavoro a tempo determinato deve costare all'azienda di meno rispetto ad un'ora di lavoro di un 'precario', così si incentivano le assunzioni e il lavoratore ha la possibilità di andare in banca e chiedere (e ottenere) un mutuo. Un Paese è credibile se concede credito alle imprese, se ha un governo stabile che lo rappresenta degnamente all'estero e se investe in scuola e formazione. Sì inoltre alla lotta alla corruzione, al malaffare e alla difesa a spada tratta del Made in Italy in Europa e nel mondo, facendo una dura battaglia alla contraffazione. Faccio però ora io una domanda al presidente Ravanelli: gli imprenditori se dallo Stato ottengono tutti questi vantaggi sono pronti a condividere l'eventuale sviluppo e ricchezza con i propri lavoratori?". 

Vicenzi (Pdl): "Porto l'esempio di Vicolungo, il paese di cui sono il sindaco. Noi paghiamo con regolarità e senza eccessivi ritardi i nostri fornitori. Inoltre abbiamo sburocratizzato le pratiche che agevolano le imprese che hanno deciso di investire da noi. La realizzazione dell'outlet che sta dando centinaia e centinaia di posti di lavoro ne è un esempio...".

Marco Bellotti (Rivoluzione Civile): "Dobbiamo dire grazie a quegli imprenditori che credono nei propri lavoratori, investono su di loro e non fanno con loro come fossero usa-e-getta. Oggi è in atto invece un'emergenza sociale, in quanto ci sono molti ex dipendenti che non trovano occupazione in quanto troppo giovani per andare in pensione e troppo vecchi per il mondo del lavoro. Inoltre ritengo che un problema nelle esportazioni sia il cambio sfavorevole tra l'euro e il dollaro che non aiuta di certo le nostre imprese".

Lavagno (Sel): "Perché siamo arrivati a questo punto? Perché è mancata negli ultimi 10 anni una chiara e precisa pianificazione industriale generale in tutta Italia. Anche sul piano energetico paghiamo la poca chiarezza e la discontinuità di anno in anno. L'economia non deve ridurre le risorse e i servizi. E' aumentata la pressione fiscale ma sono anche maggiori i fenomeni di elusione ed evasione fiscale. E' necessario l'apporto delle banche per far ripartire l'economia e le imprese. Dobbiamo riuscire ad infondere speranza non timore per il futuro".

Pedrazzoli (Udc): "Prima è stata necessaria la politica del rigore di Monti. Ora dobbiamo cambiare marcia e dare speranza ad imprese e cittadini, proprio come avvenne nel 1929 negli Stati Uniti in piena crisi. In quegli anni a New York si realizzò l'Empire State Building come simbolo della rinascita; lo stesso dobbiamo fare oggi anche noi puntando su un evento come l'Expo 2015. Dobbiamo armonizzare le nostre leggi e norme con quelle del resto d'Europa; meno burocrazia e meno norme per chi vuole aprire un'impresa. Va rimodulato il fisco con più attenzione per le famiglie e defiscalizzare quelle aziende che assumono in modo indeterminato, altrimenti le banche non concedono credito ai lavoratori. Le banche devono essere banche vere, che concedono credito, non solo banche d'affari. Lotta poi agli sprechi a cominciare ad esempio dalle Regioni e da quel federalismo promosso dalla Lega che non è positivo per nessuno. Anch'io ho una domanda per te, Fabio, ti ho sentito stasera e mi chiedo: perché anche tu non ti sei candidato? Saresti stata una grande risorsa...".

L'incontro si chiude con questo quesito irrisolto e i tanti candidati uno a fianco all'altro per le foto di rito, qualche sorriso, molte strette di mano, prima di tornare alla campagna elettorale e a farsi - di nuovo - la 'battaglia' l'un con l'altro alla caccia dell'ultimo voto. Poi da lunedì 25 febbraio sarà tutta un'altra storia. Speriamo...

Gianmaria Balboni