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L'on. Galli e la visita al carcere di Novara

Novara - Mercoledì 15 agosto il deputato Daniele Galli, insieme agli esponenti radicali Roberto Casonato e Michele Siniscalchi, si è recato per una visita ispettiva al carcere di Novara. “Se la visita ai carcerati è un’ opera di misericordia “dimenticata”, per noi parlamentari è un diritto/dovere: verificare le condizioni delle strutture, le esigenze del personale e la qualità della pena è uno degli strumenti fondamentali per comprendere il sistema della giustizia e intervenire dove vi siano punti dolenti e critici, come nel sistema carcerario italiano, in primis ovviando al gravissimo problema dell’abuso della detenzione preventiva, la cui misura può essere resa con il dato che circa il 70% dei processi penali si risolve con l’assoluzione dell’imputato.  – dichiara Galli –  Partendo  dal presupposto che in Italia la pena ha lo scopo di rieducare il reo e riabilitarlo  affinchè non nuocia più alla società e a se stesso,  è chiaro che la pena debba essere  qualitativamente idonea a tale scopo.   Il lavoro è indubbiamente uno strumento che serve sia a ripagare il male commesso che a riabilitare il condannato, ma ciò non è sempre possibile nell’ambito del sistema penale italiano. Nonostante lo spazio pro capite sia ai limiti, a Novara la situazione è certamente migliore che in altri carceri di cui abbiamo esempi, ove il disagio si manifesta con  casi di suicidio di detenuti e  del personale di sorveglianza. Questo anche grazie alla capacità professionale degli operatori e della dirigenza novaresi. Si evidenzia il dato che circa il 70% dei detenuti è di origine extra comunitaria e per la maggioranza si sono resi colpevoli di reati legati alla droga. Indubbiamente è necessario operare per far sì che tali persone possano scontare la pena nei paesi d’origine: buona parte dei problemi di sovraffollamento diminuirebbero drasticamente. Sarebbe inoltre quanto mai opportuno che tutti i detenuti avessero la possibilità di essere utilizzati  costantemente nell’ ambito di attività lavorative  interne o esterne al carcere. Per quanto concerne il 41 bis, i 70  detenuti, nell’ ambito  delle restrizioni  del loro regime di carcerazione in quanto  appartenenti  ad associazioni mafiose  hanno  spazi detentivi singoli e sufficienti. E’ inderogabilmente necessario porre l’attenzione sulle necessità del personale, di cui molti sono in distacco, e necessitano di condizioni di alloggiamento in caserma per lo meno dignitose, le strutture attualmente esistenti non sono adeguate allo scopo e necessitano di interventi di urgente ammodernamento. Bisogna inoltre sottolineare la delicatezza del compito della Polizia penitenziaria che quotidianamente agisce in stretto contatto con persone che al di là delle loro responsabilità manifestano le tensioni e il disagio di chi è temporaneamente privato della libertà personale. Il carcere non è luogo di extra territorialità: fa parte delle strutture pubbliche del luogo e al buon mantenimento dello stesso nell’ambito dell’efficacia e dell’efficienza di tale sistema è bene che oltre allo Stato anche le realtà locali,  amministrative e associative, se ne facciano in parte carico.”