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Sicurezza digitale, sen. Ferrara (Pd): Aumenta la consapevolezza

Studenti e docenti sempre più coinvolti, ma serve la partecipazione dei genitori

Novara - La settimana del Safer Internet Day, che si è da poco conclusa, ha coinvolto migliaia di ragazzi su tutto il territorio nazionale, con appuntamenti dedicati al tema della sicurezza in Rete per diffondere nei ragazzi l'importanza di un uso corretto e consapevole del web. Un impegno che mi vede in prima linea, dall'inizio della legislatura e tanto più necessario dopo i casi di cronache degli ultimi giorni. A Nuoro una 12enne è stata perseguitata da centinaia di studenti, provenienti dalle quattro scuole medie cittadine. La ragazza cambia Istituto ma non serve: angherie, ingiurie, maldicenze, unite ad assurde superstizioni, continuano sul conto della pre adolescente. A Torino, invece, la scuola media Drovet chiude a causa dei pochi iscritti e dei troppi casi di bullismo. Problematiche sempre più diffuse e affrontate in maniera poco incisiva. Per questo è importante partecipare agli incontri organizzati sui territori e nelle scuole per informare gli studenti e sensibilizzare le famiglie. Ne è un esempio  il convegno tenutosi lunedì 15 febbraio all'Istituto Mossotti di Novara e valido anche per la formazione obbligatoria dei docenti, per cui ringrazio la dirigente Rossella Fossati per averlo organizzato. Reale e virtuale non sono più distanti, soprattutto nella socialità dei minori che, sempre più in tenera età affidano agli strumenti digitali buona parte della loro identità e della loro reputazione.

Sono proprio i ragazzi a indicare la necessità di attivare una formazione continua e strutturale a partire dal mondo della scuola e che partecipano interessati a questi incontri aderendo anche a progetti interessanti. E' il caso del bando “SCELGO IO!®" a cura di Cuore e Parole Onlus, promosso da Generazioni Connesse, che ha coinvolto gli alunni delle scuole del territorio nella sfida per la sicurezza in Rete e contro il cyberbullismo attraverso bandi di scrittura creativa, arti visive e multimediali. Lo dice il ddl a prevenzione e contrasto del cyberbullismo, che mette a sistema risorse, competenze e soluzioni per tutelare tutti i minori, vittime e responsabili, verso un nuovo principio di cittadinanza digitale. Purtroppo non sempre i genitori sono consapevoli dei rischi che comportano alcuni atteggiamenti non consapevoli compiuti dai propri figli sul web. Spesso si crede che questi comportamenti riguardino altri ragazzi e si tende a sottovalutare alcuni segnali. I dati raccolti da Skuola.net e Università di Firenze, e pubblicati dal Corriere della Sera nei giorni scorsi, ce lo dicono chiaramente: il 62% dei minori naviga online senza la supervisione di un adulto, a fronte di una media europea del 49%. Inoltre, nel 2015, sono solo 240 le vittime che hanno fatto denuncia alla Polizia Postale per casi di cyberbullismo: è tanto il sommerso, considerato che circa 4 ragazzi su 10 sono connessi oltre 6 ore al giorno. Ore dove spesso le famiglie non sanno cosa accade.
Di questo abbiamo parlato al Mossotti nell’interessante convegno che ha visto il prezioso contributo di Michela Parmeggiani che ha visto anche il prezioso contributo di Michela Parmeggiani, psicoterapeuta e giudice onorario del Tribunale dei minori di Milano. Importante la sua testimonianza sulla capacità della Rete di banalizzare la violenza e di sorpassare, anche in coloro che si limitano ad assistere o commentate gli atti di bullismo, digitale e non, il rispetto dell'altro. Importante anche l'appello di Paolo Picchio, presente al Mossotti, che ha invitato la platea adulta a valutare come le tecnologie stanno portando a una precocizzazione esponenziale dell'adolescenza. Un appello all’attenzione delle famiglie e che ho ribadito proprio ieri nel corso della trasmissione "Tutta la città ne parla", in onda su Radio Rai 3, nel corso del quale ho rivolto il mio sostegno e apprezzamento al gruppo MaBasta, nato da un'idea dei ragazzi dell'Istituto Galilei-Costa di Lecce, sostenuti dal loro professore di informatica Daniele Manni, dopo il caso di Pordenone.
Se i ragazzi e i docenti, quindi, sono maggiormente consapevoli dobbiamo essere in grado di coinvolgere le famiglie in questo percorso di sensibilizzazione. Già lunedì 22 febbraio sarò, assieme a Marco Valerio Cervellini della Polizia Postale, all’Istituto Gonzaga di Milano per l’appuntamento “Wake App – Fermiamo il cyberbullismo”. Oltre 300 genitori parteciperanno per approfondire ciò che già lo scorso aprile – nel corso del seminario “Cyberbullismo: una sfida educativa”, tenutosi sempre all’Istituto Gonzaga – aveva riassunto bene il professor Silvano Petrosino, docente della Cattolica di Milano: “Il bullismo è una scelta, aiutiamo i nostri figli a decidere, cominciamo dando il buon esempio”. Sempre lunedì 22 sarò poi all’Istituto Pascal di Romentino, nel Novarese, con Paolo Picchio per confrontarmi con oltre 200 ragazzi delle classi IV. Infine, il 29 febbraio, sarò al Policlinico Umberto I di Roma per il convegno "Media Education" organizzato da Corecom Lazio, nel corso del quale aggiornerò i presenti sugli ultimi sviluppi del disegno di legge a prevenzione e contrasto del cyberbullismo, a partire dalla notizia che il ddl sarà discusso in primavera alla Camera dei Deputati. Verso una norma che ponga finalmente le basi per costruire una nuova cittadinanza digitale.