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In 300 alla fiaccolata a Galliate per ricordare la strage di via d'Amelio

Galliate - Oltre 300 persone, appartenenti ad ogni credo e colore politico e impegnate soprattutto nel mondo del volontariato e dell'associazionismo locale, si sono dati appuntamento per la fiaccolata organizzata per ricordare il 20° anniversario della strage di via d'Amelio, ove perse la vita il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta. Tra i presenti anche il sindaco Davide Ferrari (Lega Nord) e Lorenzo Rebecchi (consigliere d'opposizione dell'Idv), a testimonianza che la lotta alla mafia, alla criminalità organizzata e ad una cultura del terrore non ha sponda politica, ma deve vederci impegnati senza se e senza ma.

Nel suo discorso Rebecchi ha detto: “Il 19 luglio 1992 alle ore 16.58 a Palermo in via D’Amelio scoppia una bomba da una fiat 126 con 100 kg di tritolo. Muoiono il magistrato Paolo Borsellino e 5 uomini della scorta, che questa sera vorremmo ricordare: Agostino Catalano (caposcorta), Emanuela Loi (prima donna di una scorta a cadere in servizio, si stava per sposare pochi giorni dopo), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Non solo Palermo ammutolisce, ma tutto il paese si ribella e si indigna di fronte all’ennesimo attentato stragista di Cosa nostra, dove purtroppo emerge dalle indagini di questi ultimi anni, che non fu solo la mano malavitosa a colpire. C’è il grave e pesante sospetto che dietro ci siano “menti raffinatissime” che volevano morto proprio Borsellino che in quei terribili giorni disse: dopo l’attentato di Capaci, non sono solo un magistrato, ma in questo momento sono un testimone di quello che sta avvenendo. Forse aveva visto e sentito qualcosa di inqualificabile e di ignobile che non doveva vedere, né sentire. Ovviamente speriamo che arrivi presto la verità da parte della magistratura. Oggi a 20 anni da quella strage, è con norme piacere vedere centinaia di persone qui a ricordare un uomo, insieme ai suoi angeli, gli uomini della scorta, forse perché il suo sacrificio ha mostrato come purtroppo la piaga della mafia sia molto forte e perché rappresenta un esempio di vita per noi. E’ anche un segnale di resistenza, di ribellione la vostra presenza di fronte a quel male che oggi è più fondato e reale che mai. Le infiltrazione mafiose nel Nord di Italia sono la dimostrazione della loro forza e potenza. Paolo dovette sopportare molte sofferenze per le proprio scelte di dedicare anima e corpo in questa battaglia che lo aveva portato all’isolamento, che costò molti sacrifici, non solo per lui, ma anche per la sua famiglia. Siamo molto contenti che oltre alla folta presenza di cittadini, ci siano anche le istituzioni; ringraziamo il sindaco, il vice prefetto vicario, dott. Ventrice, che poi interverrà proprio per ricordare e rendere omaggio ai servitori dello stato, che hanno difeso fino allo stremo il povero  magistrato. Questa data deve unire tutte le istituzioni. La politica ha, e noi con essa, il gravoso compito di non scendere mai compromessi, né compiacenze con assassini e con coloro che distruggono la democrazia ed il futuro delle nuove generazioni con l’illegalità. Oggi assistiamo a malincuore a troppi episodi strani e tentativi poco piacevoli di emarginare chi è in prima linea in questa guerra infinita: leggi che favoriscono l’impunità o cambiano il valore processuale delle prove, ed inevitabilmente aiutano anche i boss, incontri e cene di affari tra politici e boss, riforma delle intercettazioni, amnistie e indulti, scioglimento di corpi speciali, o trasferimenti di uomini che hanno portato a delle vittorie contro le mafie, attacchi alla magistratura da parte della stampa e della politica, prescrizioni vendute come assoluzioni nel merito, adesso anche un conflitto istituzionale con la magistratura palermitana per delle telefonate intercettate, che mettono in ogni caso in croce chi indaga sulla infamante trattativa tra Stato e mafia. Una delle pagine più buie della nostra storia italiana. E chissà come mai tutti questi atteggiamenti ambigui, oscuri, poco trasparenti, feroci critiche, ai limiti della diffamazioni, verso l’operato della giustizia, arrivano proprio quando si cerca la verità sui rapporti tra mafia e politica. Caponnetto Antonino disse una frase molto importante, che vogliamo ripetere e fare nostra questa sera: “La mafia ha più paura della scuola che della polizia e della magistratura”. Ecco il perché siamo partiti da quel luogo, perché crediamo, e questo è uno dei tanti obiettivi di questa manifestazione, che in quella sede, cioè la scuola, centro della cultura e della formazione dei nostri giovani, nasca, parta, si costruisca e si consolidi quel movimento culturale e morale che possa debellare i fenomeni criminali e le relative ambiguità, promiscuità e contiguità, proprio come voleva Borsellino in uno dei suoi ultimi discorsi. Così come volevano tutte quelle persone che hanno perso vita per la giustizia! Per la giustizia e solo la giustizia! Il futuro è ancora nelle nostre mani! Per questo, dopo 20 anni, da questo palco invochiamo, anzi urliamo un appello a tutti voi: resistere, resistere, resistere!