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L'intervento di Frugeri (Lega Nord) a Palazzo Natta contro l'abolizione delle Province

Corrado Frugeri (Lega Nord)

Galliate - Nel corso del Consiglio provinciale di martedì 31 gennaio sul tema dell'abolizione delle Province, è intervenuto il consigliere della Lega Nord Corrado Frugeri.

"Un saluto a Lei Presidente, alle colleghe, ai colleghi, agli stimatissimi dipendenti dell’Ente e ai rappresentanti delle istituzioni e delle parti sociali intervenuti. Ci si trova riuniti in questa aula, per discutere nel merito di un ordine del giorno che, mai quanto prima, tocca e riguarda la nostra attività politica e i servizi che quotidianamente rendiamo al territorio. Considerato: che è innegabile lo stato della gravissima crisi che affligge il nostro paese, e di quanto questa si sia allargata via via anche a realtà storicamente, o forse solo mediaticamente più solide, quali Francia e Germania. Che le radici di tale crisi sono ben più profonde rispetto all’ultimo decennio, come invece artatamente e demagogicamente qualcuno cerca di far credere all’opinione pubblica. Che é troppo semplicistico ricondurre la causa ogni problema del nostro paese alla classe politica, escludendo così a priori ogni razionale e approfondita analisi rispetto alla genesi dello stesso. Di norma, non solo in politica ma soprattutto nella vita quotidiana, tutte le “forti imposizioni” e le opzioni “tranchant” nascondo, al loro interno,  una natura di debolezza. Preso atto di come la soppressione delle Provincie sia parte integrante del Decreto Legge “Salva-Italia” imposto da Un governo assolutamente non rappresentativo della volontà popolare, svuotato di ogni democratico mandato elettorale, caratterizzato da atteggiamenti spesso di spocchiosa superiorità. Voglio, con chiarezza e fermezza, procedere con alcune considerazioni. Se l’abolizione delle province vuole essere una soluzione per una drastica riduzione della spesa pubblica, beh cari colleghi, allora siamo bel lontani da considerare questo un buon risultato. Questi sono i dati, di cui certamente siete tutti a conoscenza, ma che penso sia opportuno ricordare. La spese pubblica italiana per l’anno 2011, è stata pari a  813 Miliardi di euro così suddivisi: -      562 miliardi àspese dello stato, più di metà di questi sono dedicato alla previdenza (305 miliardi), 182 Miliardi funzionali alla sopravvivenza degli apparati amministrativi e 75 Miliardi necessari per coprire gli interessi sul debito. -      116 miliardi àè quanto assorbito dal sistema “Sanità”. -      52 miliardi àsono stati trasferiti alle Regioni. - 70 miliardi àsono stati trasferiti ai Comuni. Rimangono così solamente 11 miliardi di euro di assegnati alle Province, pari all’1,5 % della spesa pubblica! Non serve esser professori alla Bocconi per concordare che l’abolizione delle province non produce affatto un sensibile risparmio dello stato. Estremizzando il ragionamento, e con ovvio spirito di provocazione, si potrebbe proporre l’abolizione dello stato, con conseguente ben maggiore risparmio. Voglio però raffinare maggiormente l’analisi, per arrivare alla esatta definizione di quelli che sono i costi della politica in seno alla spesa collegata alle Province. Nel 2011, i circa 4.000 amministratori provinciali, hanno percepito emolumenti, sommando indennità e rimborsi, per complessivamente 111 milioni di euro. Questa cifra, che da più parti viene definita la spesa “della casta delle Province” se rapportata direttamente agli 11 Miliardi di euro della spesa dedicata alle Province  è pari allo 0.97% mentre se lo stesso raffronto lo si applica alla spesa dello stato si ottiene una percentuale infinitesima pari allo 0.013% della spesa pubblica! Volendo poi, in proiezione, applicare le progressive riduzioni legate alla del 2010 e la successiva legge del 2011, entrambe avente per oggetto la riduzione degli assessori e dei consiglieri provinciali, si arriverebbe ad una ulteriore contrazione pari a 34 milioni di euro, parametrizzata su 1774 amministratori. Un risparmio di 70 milioni di euro su 813 miliardi di spesa pubblica! Questa prima trattazione mi porta, con assoluta convinzione e certezza dei dati illustrati, a dire che non è “ la casta delle Province” che sta affossando il nostro paese! Preso atto della possibile drastica riduzione del numero dei “politici” e dello stupefacente risparmio, non è possibile pensare che analogo trattamento possa essere applicato al personale alle dipendenze dell’Ente! Il costo del personale dipendente, pari a circa 2,5 miliardi di euro secondo fonte Istat, verrebbe solo trasferito ad un altro Ente, allocato su un differente centro di costo, ma non di certo annullabile. Ricordiamoci che si tratta sempre di persone e non di oggetti. Sono quindi convinto che parlare di eliminazione, o drastica riduzione, delle Province sia solo uno specchietto per le allodole per spostare l’attenzione dai veri problemi del paese. O forse peggio una sola mossa speculativa e  demagogica di parti politiche per fare colpo sull’opinione pubblica e raggranellare qualche voto, ma su questo argomento ritornerò a breve. Chissà come il Professor Monti e la allegra combriccola che gli regge la stampella, pensa di ridurre i rimanenti costi  che, per semplicità definisco “produttivi e di efficienza delle province”? A livello nazionale questa è la fotografia dell’insieme delle competenze e delle associate voci di spesa. Mobilità, Viabilità,  Trasporti: gestione trasporto pubblico extraurbano; gestione di circa 125 mila chilometri di strade nazionali extraurbane. Spesa complessiva 1 miliardo 430milioni di euro. Gestione del territorio e tutela ambientale: difesa del suolo, prevenzione delle calamità,  tutela delle risorse idriche ed energetiche;  smaltimento dei rifiuti. Spesa complessiva 3 miliardi e 200 milioni di euro. Edilizia scolastica, funzionamento delle scuole e formazione professionale: gestione di oltre 5000 gli edifici, quasi 120 mila classi e oltre 2 milioni e 500 mila allievi.  Spesa complessiva 2 miliardi 210  milioni di euro. Sviluppo economico e Servizi per il mercato del lavoro: gestione dei servizi di collocamento attraverso 854 Centri per l’impiego; sostegno all’imprenditoria, all’agricoltura, alla pesca; promozione delle energie alternative e delle fonti rinnovabili. Spesa complessiva 1 miliardo 100 milioni di euro. Promozione della cultura. Spesa complessiva  190 milioni di euro. Promozione del turismo e dello sport. Spesa complessiva  210 milioni di euro. Servizi sociali. Spesa complessiva 180 milioni di euro. Costo del personale. Spesa complessiva  2 miliardi 300 milioni. Il personale delle Province ammonta a circa 61.000 unità. Spese generali dell’amministrazione e spese di manutenzione del patrimonio (informatizzazione, patrimonio immobiliare, cancelleria, costi utenze telefoniche, elettricità, etc.) . Spesa complessiva 750 milioni di euro. Questi costi non sono annullabili, si tratta infatti di servizi resi ai cittadini e di spese strettamente legate all’erogazione dei servizi stessi. E’ quanto di più sbagliato altresì pensare che il trasferimenti di questi servizi a Comuni e Regioni possa ottimizzarne o ridurne l’impatto economico. Questa è una disamina oggettiva, basata sui numeri, atta a dimostrare quanto sia di poca prospettiva e senza logica l’idea di soppressione o di rimodulazione dell’Ente Provinciale. Serve però anche fare una puntuale analisi e valutazione del percorso che ci ha portati oggi, cari colleghi, a discutere questo ordine del giorno; capire come mai ci si ritrovi a discutere di un argomento tanto importante, stabilire quali siano le “cause” politiche di una simile situazione. Di certo la quota parte del  Decreto del Governo Monti che impatta sulle province non è di certo nata dal nulla. E’ stata, e lo dimostrerò nei fatti che vi andrò ad illustrare, a più livelli sponsorizzata da tutte le precise politiche, che dovranno in toto assumersi le proprie responsabilità, con la sola e chiara esclusione della Lega Nord. Infatti, solo la Lega Nord ha sempre, con coerenza, difeso la natura dell’Ente, ritenendolo il funzionale collegamento tra regione e comuni. Purtroppo però, lo stesso non è stato fatto da  molti altri schieramenti politici oggi presenti in questo consiglio. Esempio lampante è quanto messo in campo dall’Italia dei Valori. Ricordiamo tutti gli innumerevoli gazebo per la raccolta di firme a supporto di una legge di iniziativa popolare per la soppressione delle province. Forse meno mediatiche, ma altrettanto significative le raccolte firme proposte da Futuro e Libertà, il 5 Settembre 2011 durante il raduno di Mirabello. Azioni spacciate come provvedimento “anticasta” ma che in realtà iniziative intrise di demagogia e puramente volte ad una significativa visibilità mediatica. Non da meno fu il candidato Premier per la Sinistra, Valter Veltroni. Le sue parole del 22 Marzo 2008 così suonavano: “la riduzione della spesa pubblica che per me significa cose concrete: riduzione dei costi della politica, abolizione delle province”. Il suo programma elettorale addirittura ne definiva alcune come “inutili”, senza però specificare i criteri e la ratio che avrebbero definito l’inutilità delle stesse. Mi domando: come mai però stessi stessi partiti hanno sempre presentato liste ed eletto rappresentanti nelle province, nel 2009/2010 e persino alla scorsa tornata elettorale? Non mi si venga a rispondere, come mi è capitato di sentire, che lo si è fatto per “combattere il sistema dall’interno”. Siamo quindi giunti al nocciolo della questione. Non è certo con lo slogan “aboliamo, o ridimensioniamo, le province” che si crea una visione di programma e prospettica per il futuro dei sistema Italia. Non è certo che abolendo, o ridimensionando, le Province si estingue il debito pubblico italiano Ma è certo invece che la coerenza deve essere, ogni giorno, il faro guida nostro impegno politico. Ben ha fatto il Presidente Cota, nel rispetto della linea politica della Lega Nord,  ad assumere una decisa  e chiara posizione a difesa del nostro Ente, promuovendo il primo ricorso alla Corte Costituzionale contro la parte del Decreto Monti in cui si parla della soppressione delle province. Sig. Presidente, colleghi, vado a concludere. Di certo l’ordine del giorno in discussione avrà il mio appoggio, a difesa e tutale non certo del mio singolo interesse, di certo non mi ritengo affatto parte di alcuna casta, ma nell’interesse dell’Ente che rappresento, dei dipendenti, che quotidianamente operano e si adoperano per dare il massimo risultato con le già poche esigue risorse, dei servizi che si erogano ai cittadini. Mi chiedo però, con quel spirito i vari compagni di partito di chi vuole sotterrare le province, potranno mai approvarlo.