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IL PIEMONTE IN PIAZZA CONTRO I TAGLI ALLA SANITA’ E AI SERVIZI SOCIALI

Torino - “Vogliamo portare in piazza a Torino il profondo disagio che in tutte le province del Piemonte cittadini, operatori sanitari, sindaci, stanno vivendo nei confronti delle politiche sanitarie della Giunta Cota. Vogliamo dare un netto giudizio politico di assoluta inadeguatezza della Giunta Cota, che pretende di governare la sanità con decisioni centralistiche e senza una strategia generale. A più di un anno dall'insediamento del nuovo governo regionale assistiamo ai tagli di reparti e servizi, compiuti in modo disorganico e senza alcun confronto con le realtà locali, il personale sanitario, i cittadini. E’ davvero ora di cambiare questa politica”: queste le motivazioni che stanno alla base dell’iniziativa “La sanità non si taglia. Il Piemonte scende in piazza per salvare i servizi sociali e sanitari”, promossa dal Partito Democratico per sabato 17 settembre, alle ore 16, in piazza Carignano, a Torino. Una manifestazione a difesa della sanità pubblica che porterà cittadini da tutto il Piemonte: sul palco si alterneranno otto interventi, uno per Provincia, per illustrare le conseguenze delle politiche sanitarie regionali. Spiega il Segretario regionale Gianfranco Morgando: “La manifestazione corona oltre un anno di opposizione del PD alla politica sanitaria scelta dalla Giunta Cota. Una politica demagogica, che ha promesso tagli degli sprechi e miglioramento dei servizi, ma che finora ha prodotto l’opposto: meno servizi, senza alcun taglio degli sprechi, facendo pagare un prezzo sempre più alto ad anziani, disabili e fasce deboli della popolazione. Il rischio, se non ci sarà un’immediata inversione di rotta, è che la qualità della sanità piemontese, riconosciuta anche da organismi terzi, verrà irrimediabilmente compromessa. Noi siamo convinti che, pur nella ristrettezza delle risorse prodotta dai tagli dei trasferimenti dello stato, sia possibile un sistema sanitario che riduca le inefficienze e gli sprechi salvaguardando i servizi e i diritti dei cittadini. Per questo invitiamo i cittadini, le forze sociali e sindacali, alla mobilitazione per costruire insieme una soluzione che garantisca a tutti il diritto alla salute”.  Per il capogruppo in Consiglio Regionale Aldo Reschigna “il Pd non accetta di ricevere in Commissione bozze del piano socio-sanitario, di cui nessuno è responsabile. La Giunta presenti il suo piano e assuma responsabilità politica delle proprie scelte. All’assessore Monferino chiediamo di essere coerente con le sue affermazioni: più volte ha detto di non essere innamorato dei modelli teorici, che spesso non sono in grado di risolvere davvero i problemi reali, e di essere disponibile a discutere. Se così è, noi lanciamo un messaggio: la Giunta abbandoni la politica dei modelli e riapra il confronto e la discussione sui servizi e sui contenuti da dare ai servizi. Su questo troverà la nostra disponibilità al confronto. Resta da risolvere, tra gli altri, il problema dei direttori generali della sanità. Contrariamente alle promesse di Cota, di scelte effettuate sulla base della professionalità, è evidente che almeno il 60% dei direttori sono inadeguati all'incarico, scelti solo sulla base delle appartenenze di partito. Occorre cambiare e mettere direttori professionalmente validi, in grado di intervenire praticamente. Oggi il caos della sanità impedisce spesso loro di fare delle scelte”.  Per il Consigliere regionale e responsabile Sanità PD Piemonte Nino Boeti “la manifestazione di sabato vuole obbligare la Regione a tornare ad occuparsi della sanità e dei servizi sociali e il fatto che la Regione sia tuttora priva dell’Assessore ai servizi sociali dimostra l’attenzione che Cota e la sua Giunta riservano a questo importante settore. La ripresa di un confronto su questi temi necessita di un presupposto essenziale: la divisione tra ospedale e territorio è un errore, è una scelta che va contro la storia della nostra Regione che sin dagli anni Ottanta ha sempre tenuto insieme sanità e sociale. Per questo diciamo no a una riforma che spezza il rapporto ospedale-territorio e quello tra sanità e politiche sociali. Una riforma che viene perseguita in modo autoritario, senza alcun rapporto con gli enti locali, i cittadini e le associazioni che operano in Piemonte”.