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Metti Rubino e Devecchi alle Medie per parlare di razzismo e xenofobia

Trecate - Una di quelle giornate che difficilmente gli studenti dimenticheranno. Siamo alle scuole Medie di Trecate, plesso che spesso è stato agli onori di cronaca per episodi poco edificanti che hanno riguardato soprattutto fenomeno di bullismo e di microcriminalità (furti e danneggiamenti). Ma per una volta è la 'buona notizia' a farla da padrona, in occasione di una giornata tristemente nota, che va ricordata ogni anno con la massima attenzione: il Giorno della Memoria. E così il Laboratorio Storico della scuola, che fa parte del comprensorio recentemente intitolato a Becky Behar (l'ebrea scampata miracolosamente alla strage di Meina) insieme al corso di Giornalismo dell'Università della Terza Età (presenti nel pomeriggio gli studenti) ha organizzato un doppio incontro molto toccante e particolare. Ospiti infatti della scuola di via Mezzano erano Sandro Devecchi del Corriere di Novara e il capitano del Novara, Raffaele Rubino (un grazie al Novara Calcio e anche a Novara Channel che ha registrato l'intervento). Nell'ora di incontro con alcune delle classi terze i ragazzi sono rimasti letteralmente a bocca aperta per sentire il loro pupillo in maglia azzurra e il giornalista, che insieme ai colleghi Massimo Delzoppo e Paolo De Luca, ha scritto un libro dedicato alla figura di Arpad Weisz.

Rubino ha posto l'accento sull'importanza della lealtà, della correttezza e della sportività, che devono essere propri per tutti gli sportivi. Ha sottolineato come sia fondamentale per 'riuscire' l'essere atleta dentro e fuori dal campo e di quanto beceri e assurdi siano quei cori razzisti o quei 'buuu' ululati da alcune frange di tifo organizzato nei confronti dei giocatori di colore: "Il calcio e lo spogliatoio sono e devono essere esempi di integrazione, guai a ghettizzare o mettere da parte un compagno solo perché ha un colore della pelle o un credo religioso diverso dal tuo".

Devecchi sia al mattino che al pomeriggio (in tutto le terze coinvolte sono state 9) invece ha ricordato la straordinaria e drammatica vicenda di Weisz, grande promessa del calcio ungherese degli anni '20, arrivato in Italia al Padova prima e all'Inter poi; si infortuna gravemente ma intraprende la carriera di allenatore di successo, studiando tattiche e metodi di allenamento in tutta Europa e Sudamerica. Inventa i ritiri pre-campionato e un modo nuovo di concepire il calcio basato sugli schemi di gioco (suo il cosiddetto WM che non è altro che il 3-2-2-3 oppure 5-3-2 che si vede in molte squadra ancora oggi). Un allenatore moderno e vincente, che oggi potremmo paragonare ad Ancelotti, Conte o anche a Mourinho. Vince scudetti all'Inter e al Bologna, passando anche da Novara dove allena gli azzurri con eccellenti risultati. Con i rossoblu vince l'equivalente della finale di Champions League contro il Chelsea a Parigi a metà anni '30. E' costretto però, in quanto ebreo, dalle leggi razziali in Italia in vigore dalla fine degli anni '30 ad andare all'estero in Francia prima e in Olanda poi. Addirittura nei Paesi Bassi gli vietano di sostare a meno di 100 metri dallo stadio, ma lui riusciva a far pervenire informazioni e 'dritte' con autentici 'pizzini'. Nei primi anni '40 viene arrestato con la sua famiglia dai tedeschi; i suoi cari vengono trucidati nella camera a gas subito dopo il fermo da parte dei nazisti; Arpad morirà il 31 gennaio 1944 (ricorre il 70° anniversario della sua scomparsa tra qualche giorno) in campo di concentramento e di lui si perderanno quasi completamente memoria e tracce. Sarà merito del Guerin Sportivo qualche anno fa e di Devecchi, Delzoppo e De Luca se si è ritornati a parlare di lui. In sua memoria sono state posate due targhe ricordo nelle tribune d'onore dello stadio di San Siro (grazie ai suoi successi con l'Ambrosiana Inter) e del Piola di Novara.

Al termine il grazie dei ragazzi, il saluto del sindaco Ruggerone, che ha dato il benvenuto a Trecate agli illustri ospiti, e tanti tantissimi autografi e foto per una iniziativa da ricordare, proprio in occasione della Giornata della Memoria.

Gianmaria Balboni