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Bellomo: investire in ricerca significa investire nel futuro

Borgomanero - Giorgio Bellomo di professione è Preside della Facoltà di Medicina dell’Università del Piemonte Orientale, con sede a Novara. In particolare è “innamorato” della sua professione e, conseguentemente, della Medicina. Su questa tematica si è espresso nella serata di giovedì 22 ottobre al Lions Club Borgomanero Host. Ha sciorinato tutta una serie di dati e cifre che fanno pensare all’UPO (Università del Piemonte Orientale che gravita sulle province di Novara, Vercelli, Alessandria, Biella e VCO) come ad una eccellenza del territorio stesso. Il pensiero poi si traduce in atti concreti e si scopre che, secondo una  classifica del Sole 24 ore del luglio scorso, l’UPO è al primo posto, tra le Università italiane, per laureandi; al secondo per stage: al quarto per la ricerca ‹‹secondo l’ANVUR – sottolinea – cioè l’Agenzia Nazionale Valutazione Università››, all’ottavo per l’alta formazione ed è la prima azienda pubblica che ha un tempo di pagamento dei fornitori al sotto dei diciotto giorni. Bellomo, professionista per eccellenza con più di 230 pubblicazioni alle spalle, è un “borgomanerese d’adozione”, avendo frequentato le medie e il liceo classico al Collegio don Bosco ‹‹con insegnante di greco e latino – evidenzia con forza – don Vittorio Re››. Di questa sua “borgomaneresità” ricorda con piacere gli anni da studente e le amicizie portate avanti nel tempo. Ai suoi studenti insegna tre principi base: la curiosità unita all’entusiasmo e alla ricerca; il lavorare insieme e la voglia di essere eretici, che traduce con  un ‹‹non pensate mai come gli altri, cercate di trovare sempre qualcosa di nuovo››. Il professor Bellomo, nella sua chiara ed esplicita esposizione, oltre a ribadire che  ‹‹l’Università è l’eccellenza del territorio›› non ha mancato di puntualizzare lo stato attuale della ricerca in Italia, vera e propria voce “cenerentola” in Europa, portando dei concreti esempi ‹‹in Germania – dice – dopo uno studio accurato si è arrivati alla conclusione che nel 2030 non ci saranno più risorse per le malattie neurodegenerative: allora hanno investito e realizzato in due anni a Bonn, un centro studi per questo dove i direttori generale e scientifico, rispettivamente Donato di Monte e Pier Luigi Nicotra, sono italiani, cervelli emigrati all’estero; questo non succederebbe se ci fosse anche da noi una maggiore attenzione a queste problematiche››. Bellomo nel concludere la relazione, si è dimostrato ottimista soprattutto per ‹‹l’entusiasmo e la grande professionalità delle ‘giovani reclute’››.