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PORTA MORTARA SOFTBALL: INTERVISTA A CERNIGLIA E DIANA

Novara - Mancano pochi giorni alla prima gara di campionato in A2 e le ragazze del Porta Mortara non vedono l’ora di scendere in campo per farsi un’idea della stagione che le aspetterà. Non sarà un campionato semplice, ma la voglia di divertirsi e di mettersi in mostra potrebbero essere i giusti ingredienti per dire la propria anche in una serie più elevata dopo la splendida promozione dello scorso anno. Per conoscere meglio le loro sensazioni abbiamo intervistato due protagoniste della cavalcata con la quale la squadra ha ottenuto questo importante traguardo. Loro sono Rossella Cerniglia e Caterina Diana. 

Rossella Cerniglia e Caterina Diana, due ragazze pronte a cimentarsi nel campionato di A2. Prima di partire con le domande presentatevi ai lettori del sito e agli appassionati di questa disciplina spiegando il vostro ruolo nella squadra.

Rossella: “Un saluto a tutti, mi chiamo Rossella Cerniglia. Il mio ruolo principale è la prima base, ma mi sto anche allenando per coprire il ruolo di ricevitore in un futuro non tanto lontano. Il ruolo di prima base consiste nel curare la base di appartenenza: il mio compito è quello di ricevere la palla dagli altri difensori e toccare la base prima che arrivi il battitore avversario. Questa mia postazione implica che io sia una parte molto attiva della squadra, intervengo in molte azioni. Quando il battitore avversario colpisce la palla, la difesa, come primo agire, cercherà di passarmela velocemente in modo da eliminare l’avversario. Essere in prima base non richiede una significativa velocità o grande prestanza fisica, ma è molto importante avere una buona coordinazione e non perdere mai di vista la palla. Il ruolo di ricevitore mi ha sempre attirato sin da piccola. Non so esattamente se sarò in grado di coprirlo nella giusta maniera perché sono ancora agli inizi con gli allenamenti e quindi non è ancora possibile tracciare un primo bilancio. Questo ruolo implica razionalità… la possibilità di creare delle tattiche insieme al lanciatore è una prospettiva che mi affascina ma sono anche consapevole delle difficoltà che il ruolo richiede: concentrazione massima per tutta la partita e un’importante prestanza fisica perché bisognerà fermare tante palle, tirare con precisione ed avere una velocità considerevole. In poche parole, per occupare un ruolo del genere si richiede tanto allenamento ed esperienza e adesso non possiedo questi parametri per assumere questo compito, ma in futuro mai dire mai”

Caterina: “Mi chiamo Caterina Diana, un saluto a tutti i lettori del sito. Gioco a softball ormai da dieci anni e da cinque occupo il ruolo di lanciatrice. Questo ruolo è particolare, ci vuole tanta costanza sia nelle gare che nella presenza durante gli allenamenti, perché basterebbe essere assenti un paio di volte per rimanere indietro dal punto di vista della preparazione fisica. Il lanciatore è il giocatore da cui parte la palla in direzione del battitore che dovrà cercare di colpirla. Il mio compito è quello di cercare di far battere male il battitore stesso, in modo che la difesa possa prendere la palla e passarla a Rossella pronta ad eliminare l’avversario”

Ormai ci siamo, il countdown sta per terminare. Il 27 aprile inizierà il campionato di A2 con il Porta Mortara Softball Novara pronto a dire la sua sin dalla prima sfida contro Rovigo. Con quale stato d’animo vi state avvicinando a questa sfida? Quale sarà il giusto atteggiamento che la squadra dovrà assumere per essere protagonista da subito?

Rossella: “Il mio stato d’animo è un po’ contrastante. Siamo coscienti delle difficoltà che la serie A2 ci presenterà. Abbiamo già avuto un primo forte impatto nelle gare di Coppa Italia durante le quali siamo riusciti a vincere le nostre emozioni. Ci stiamo allenando con costanza e razionalità con la prospettiva di crescere e imparare sempre di più. Inoltre ci stiamo anche preparando alle botte che, eventualmente, riceveremo… siamo pronte a tutto. Dovremo scendere in campo consapevoli delle nostre capacità. Avere la consapevolezza delle cose che sappiamo fare ma soprattutto dei punti deboli ci permetterà di migliorarci… anche prendendo spunto dalle squadre avversarie. Umiltà è la parola che vorrei ci accompagnasse durante questo cammino insieme alla voglia di giocare e di divertirsi”

Caterina: “Io sono molto curiosa di questa esperienza. Mi sono sempre chiesta, da quando giocavamo in Serie B, come si comportassero le ragazze di A2 in campo e fuori e, per quanto riguarda il mio ruolo, cosa avessero in più le lanciatrici a livello qualitativo. Sto cercando di essere il più precisa possibile, non dobbiamo scorraggiarci a priori perché anche le nostre avversarie hanno due gambe e due braccia come noi. In campo non dovremo mai trovare delle giustificazioni e sarà importante osservare le altre squadre per prendere il meglio dalle loro azioni e metterlo in pratica anche nella nostra squadra”

Domenica scorsa si sono disputate le gare del girone di ritorno di Coppa Italia che hanno visto il Porta Mortara Softball battere Torino ed uscire sconfitto contro Rescaldina, perdendo il “pass” per la fase successiva del trofeo. Visto l’imminente inizio di campionato a che punto siete con la preparazione? Quali sono i vostri punti di forza e in quale caratteristica ritenete che dovreste ancora migliorare?

Rossella: “A livello di preparazione penso che manchino ancora delle giocate che permettano una certa intesa di squadra e poi anche l’esperienza che solo il campo saprà farti conquistare. Ad inizio stagione l’impatto non è sempre dei migliori, anche perché ci alleniamo quasi sempre in palestra e sappiamo bene che è diverso rispetto ad una partita. In compenso tutti ci stiamo dando da fare, l’impegno è evidente e i risultati arriveranno gradualmente. Questa stagione in A2 sarà importante perché capiremo molte cose, impareremo tanto e miglioreremo come squadra ancora di più. A livello tecnico il nostro punto di forza è la difesa, siamo molto tranquille e sicure. Ritengo invece la battuta il nostro punto debole. A livello di squadra posso dire che anche fuori dal campo siamo un bel gruppo, si è creato un affiatamento particolare che ci permette di avere una certa intesa non solo in campo. Siamo però anche delle teste calde, non riusciamo a mantenere la giusta concentrazione… il fatto di essere troppo amiche può anche causare delle situazioni spiacevoli durante la stagione”

Caterina: “Secondo me ci manca ancora quella giusta furbizia ed esperienza che le altre squadre, presenti in A2 da più tempo, già possiedono. Parlo soprattutto del mio ruolo: spesso incontro battitori di medio livello e quindi anche le strategie sono quelle basilari. Adesso sarà ancora più importante l’intesa con il ricevitore per cercare di eliminare il battitore. Essere gruppo comprende aspetti positivi e negativi. Positivi perché quando decidiamo di vincere lo facciamo tutti insieme, ma quando una nostra compagna di squadra comincia ad abbassare la testa anche le altre le vanno dietro e questo è un problema che stiamo cercando di risolvere: se una compagna è particolarmente a terra o sfiduciata le altre dovrebbero incitarla e innalzarle il morale… questo è un passo importante che vorremmo risolvere al più presto e la strada è quella giusta perché abbiamo già trattato questo argomento tutti insieme e siamo d’accordo nel sistemare questo nostro atteggiamento”.

Il raggiungimento della A2 è un importante traguardo raggiunto con grande impegno e sacrificio. Durante questo cammino che vi ha portato alla promozione, quale partita ricordate con più piacere e quale vorreste dimenticare in fretta, a livello personale?

Rossella: “La partita che ricordo con più dispiacere è stata una sfida contro Torino durante il nostro secondo anno in Serie B, nella quale eravamo uscite sconfitte nettamente. Eravamo piccole e un po’ ingenue e non scendemmo in campo con giusto atteggiamento e concentrazione. Abbiamo preso quella partita come il punto più basso della nostra carriera da cui poi siamo state capaci di ripartire. La partita che ricordo con più piacere è la prima vittoria ottenuta sempre contro Torino anni fa. Perdevamo di dieci punti e siamo state bravissime a recuperare il risultato e batterle al tie-break, forse perché mancava coach Verrecchia (ride, n.d.r). Partita indimenticabile, un vero e proprio miracolo sportivo… un ricordo che non dimenticherò mai”

Caterina: “La partita che vorrei dimenticare in fretta è quella contro Boves che ci è costata l’eliminazione ai play-off due stagioni fa. Appena siamo scese in campo il fattore dominante nella squadra era la paura, non siamo riuscite a reggere la tensione. Grande delusione da parte di tutti noi perché ci eravamo impegnate tantissimo per arrivare fino a quel punto e credevamo anche nell’impresa. Questa sconfitta ci ha insegnato che il lavoro da fare era ancora tanto, poi, l’anno successivo, abbiamo raggiunto la promozione. La partita migliore che ricordi è la finale per accedere ai play-off quest’anno contro Torino. Mi è rimasta impressa perché ero io la lanciatrice ed ero riuscita a reggere in tutti e sette gli inning. Dopo tanto lavoro nel corso degli anni, quella partita mi aveva reso tanto felice perché ero riuscita a dare il meglio di me stessa fino alla fine portando la squadra alla vittoria. Non è un caso se poi ho ricevuto anche il riconoscimento come miglior lanciatrice: è stata una grande soddisfazione in un anno importantissimo… è stata la mia prima volta e sono stata contenta perché mi sono sentita come se tutto il lavoro svolto precedentemente sia stato premiato. Non dimenticherò mai il giorno della premiazione… emozione grandissima!”

Si sa che i sogni nel cassetto ci permettono di svolgere un compito con le giuste motivazioni. Qual è il vostro sogno nel cassetto, sia a livello sportivo che nella vostra vita?

Rossella: “A livello sportivo vorrei continuare a fare bene e sviluppare sempre nuove abilità. Non mi aspetto di fare carriera perché, oltre all’età, ammetto che non è una mia priorità fare carriera nel softball. Il mio sogno è quello di laurearmi in CTF, trovare un lavoro e costruire una famiglia. Il softball è uno sport bellissimo, mi sta aiutando a crescere, a condividere esperienze con altre persone e a tenermi in forma. Mi ha dato tanto e sta continuando a trasmettermi sempre nuove emozioni però, ripeto, non è la mia aspirazione principale. Particolarità che vorrei sottolineare è che siamo tutte cresciute nel Porta Mortara. Tante squadre non sono altro che un mix di varie società, mentre noi siamo tutte nate e cresciute in questo vivaio”

Caterina: “Io e Rossella siamo compagne anche all’università, studiamo nella stessa facoltà. Nello sport credo che la più grande soddisfazione sia il fatto che dietro di noi ci siano almeno due squadre di ragazzine più piccole che continueranno il nostro cammino. Noi siamo partite sei anni fa circa, senza avere neanche il numero minimo per formare una squadra e adesso ci ritroviamo ad avere le cadette e le ragazzine ancora più piccole, compresa mia cugina. Volevo sottolineare questa cosa perché ritengo che sia una bella realtà. Personalmente non aspiro alle categorie maggiori, ma sono contenta di aver raggiunto questi obiettivi insieme alla mie amiche e non è una cosa che capita tutti i giorni. Essere squadra in campo può essere scontato, ma al di fuori non è detto e noi siamo unite anche nella vita”

Dove collochereste il softball nella vostra vita? Quando avete capito che questa era la disciplina giusta per voi rispetto alle solite scelte tradizionali?

Rossella: “In cima ai miei pensieri c’è l’università e costruirmi una famiglia in futuro, poi viene il softball che è una passione che coltivo volentieri ma rimarrà, sempre e comunque, solo una passione e non sarà mai un lavoro. Arriverà un momento in cui il softball non potrà andare più di pari passo con le mie ambizioni, ma non è assolutamente arrivata l’ora… mi godo il momento senza pensare troppo oltre e quando ci sarà una scelta da fare prenderò le dovute decisioni. Prima di fare softball ho praticato danza classica per cinque anni ma i risultati non erano soddisfacenti. Sempre da piccola mi trasferii vicino a casa di Caterina e c’era sua mamma, la tuttora allenatrice Luisa Capuozzo, la quale mi sollecitava a provare il softball. Quando decisi di lasciare la danza, dopo che avevo capito che non era la mia aspirazione, andai con Caterina e sua mamma a fare da raccattapalle alle ragazze più grandi per farmi un’idea su questo sport. L’anno successivo mi sono iscritta e da lì è partita la mia carriera in questa squadra”

Caterina: “Fino a quando praticavo il liceo consideravo la scuola e il softball della stessa importanza, anche perché non avevo altri impegni da affrontare. Da quando ho cominciato l’università l’attenzione è andata sempre più verso la scuola e, purtroppo, si cominciano a fare delle rinunce in entrambi i casi… finché riuscirò a gestire al meglio le due cose sarò contenta. Sin da piccola considero il softball come parte integrante della mia vita perché mia mamma ha sempre giocato e quindi, quando l’età me l’ha permesso, mi ha subito fatto scendere in campo. Però, inizialmente, ho provato danza classica e pattinaggio artistico, ma i risultati non sono stati all’altezza delle aspettative. Pensavo di non possedere le caratteristiche per fare l’agonista ma grazie a mia mamma ho trovato nel softball il mio sport di riferimento”

Ringraziamo Rossella Cerniglia e Caterina Diana per la disponibilità nel concederci questa intervista.

Alberto Battimo