Novara - "L'argomento è balzato alle cronache grazie al bando della Regione Piemonte - afferma Ryan Coretta, referente di Libera per la provincia di Novara - che mette a disposizione 200 mila euro di cofinanziamento per realizzare interventi di recupero sui beni confiscati assegnati o in via di assegnazione ai comuni. La notizia è purtroppo parziale, mancando alcuni dati molto importanti, come spiegherò di seguito, ma è quella che ci consentono di dare i dati pubblicamente disponibili. Da parte nostra è in corso un lavoro di approfondimento per ottenere, se possibile, maggiori informazioni. Consultando l'Infoweb sui beni confiscati al sito openregio.it, piattaforma dell'Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati, si apprende dell'esistenza in provincia di molti più beni di quanti si conoscessero: un capannone a Cerano, un negozio a Galliate, uno o più terreni agricoli a Meina, un'abitazione e un magazzino a San Maurizo d'Opaglio, terreni a Fara Novarese e probabilmente a Borgo Ticino, due appartamenti a Novara, uno a Dormelletto e un immobile a Varallo Pombia. Insomma, ci sono beni sparsi per tutta la provincia, con una serie di "ma". Non sappiamo quanti e dove siano esattamente i beni: le statistiche a disposizione riportano le particelle catastali, quindi non è possibile stabilire con precisione a quanti beni corrispondano nella sostanza, e l'assenza degli indirizzi non aiuta; facendo un esempio, le otto particelle di Meina possono benissimo corrispondere a un unico terreno. Non sappiamo a chi siano stati confiscati e perché, un altro dato estremamente rilevante per conoscere meglio la storia non solo dei beni ma anche del nostro territorio. Sappiamo solo quale ufficio giudiziario ha gestito l'iter, informazione utile ma insufficiente. Per la maggior parte le confische novaresi sono state disposte dai magistrati milanesi, solo quella riguardanti Borgo Ticino proviene dal sud, più precisamente da Catanzaro. Non sappiamo quanti di questi beni resteranno nell'elenco: in base all'articolo 52 del Codice antimafia del 2011, norma recentemente oggetto di un'importante riforma, la confisca non deve pregiudicare, semplificando molto, i crediti dei terzi in buona fede, nella maggioranza dei casi ipoteche bancarie, motivo per cui ogni bene deve passare al vaglio della loro verifica: ove esistenti, il bene, anche se confiscato in via definitiva, sarà venduto per ripagare i creditori, non potendo essere riutilizzato socialmente. Queste regole si applicano per i procedimenti successivi al 13 ottobre 2011 e precedenti all'entrata in vigore della riforma di pochi giorni fa, che rende più stringente la possibilità per i creditori di rivalersi sul bene. La maggior parte dei comuni non è a conoscenza di questi beni, non avendo ricevuto comunicazioni da parte dell'Agenzia. L'Agenzia infatti chiede ai comuni la disponibilità ad acquisire il bene dopo la confisca definitiva e dopo la verifica dei crediti. Occorre sottolinearlo, per non ingenerare effetti collaterali con questa notizia: molte amministrazioni apprenderanno dai giornali dell'esistenza dei beni, ma per il momento possono solo restare in attesa di comunicazioni da parte dell'Agenzia. Intanto non si può che essere soddisfatti degli sviluppi riguardanti i beni confiscati "storici" della provincia. I beni di Novara sono ormai stati acquisiti dal Comune, che ha già tempo fa annunciato l'intenzione di destinare l'appartamento al problema dell'emergenza abitativa e il negozio all'associazionismo. Anche a Borgomanero le cose finalmente si muovono, con il Comune intenzionato a ricevere la torretta d'intesa con la Scuola Edile di Novara per un progetto di riuso. L'unica preoccupazione giunge da Miasino, o meglio da Torino, vista la recente notizia di un ulteriore slittamento di un anno, al 2019, del traguardo. Mi auguro però che la Regione riesca a mantenere la tabella di marcia preventivata fino a qualche settimana fa: in occasione della manifestazione d'interesse la società civile ha risposto presente, ma non vorrei che lo scorrere di un periodo troppo lungo di tempo costringa a ripartire da zero, con il rischio di vanificare in primis il grande lavoro della Regione, che si è fatta carico anche economicamente del Castello".