Novara - Domenica 24 marzo alle 16 al Teatro Coccia va in scena "Il piccolo principe". Tratto dal teatro di Antoine de Saint-Exupéry, con Italo Dall’Orto, Emilio Magni e Piero Santoro; regia Italo Dall’Orto; scene Armando Mannini; costumi Elena Mannini. Musiche originali Gionni Dall’Orto e Erika Giansanti. La Canzone della rosa è cantata da Irene Grandi. Regia di Italo Dall’Orto. Adatto per un pubblico dai 6 anni in su, il Piccolo Principe ha debuttato nel 1998 e da allora ha percorso l’Italia con diverse centinaia di repliche, registrando ovunque il tutto esaurito. Lo spettacolo è tratto dal libro più famoso di Antoine de Saint-Exupéry (1900-1944), una delle figure più rappresentative del Novecento: pilota civile e militare, uomo capace di grandi battaglie e di grandi solitudini, autore di libri dove il volo aereo è quasi sempre protagonista, ma mai in senso aneddotico o auto-celebrativo, bensì come tramite di considerazioni molto profonde sull’animo umano, dettate da un uomo che si è trovato spesso ai limiti delle condizioni estreme. La grande metafora del bambino che si presenta misteriosamente a un pilota col suo aereo in avaria nel Sahara e che, dopo una storia di amicizia con quello strano adulto, scompare “lassù” altrettanto misteriosamente, è nota a tutti.
Lo spettacolo, secondo gli accordi presi con gli eredi, si ispira fedelmente al testo e alle immagini del famoso libro, best-seller (dalla sua uscita nel 1943) della letteratura per ragazzi, o meglio, della letteratura “per quegli adulti che un giorno furono ragazzi”, per parafrasare le celebri parole del suo autore. La scenografia è costituita esclusivamente da suggestive atmosfere di luci e colori, nelle quali scorrono gli elementi essenziali del racconto (l’aereo, i pianetini, il muro del Serpente, la tana della Volpe). La regia è curata da Italo Dall’Orto, anche autore della riduzione del testo e interprete della parte del Pilota, mentre la parte del piccolo protagonista è affidata a turno a bambini pieni di talento che restituiscono al pubblico tutta l’ingenuità e il disincanto della creatura letteraria.