Novara - In questi giorni il patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa si trova a Gaza per una visita pastorale e per le celebrazioni natalizie con i fedeli della parrocchia della Sacra Famiglia, portando un messaggio di amore e ricostruzione dopo i conflitti che risuona anche nei suoi testi contenuti nel libro Natale di guerra a Gaza, della collana Nativitas, che raccoglie testimonianze di fede e speranza dalla città di Gaza nonostante il dolore e le sofferenze subite e i cui ricavato sarà devoluto alla parrocchia di Gaza.
«Qui Dio piange con gli occhi dei bambini» ha detto padre Gabriel Romanelli, di recente ferito negli attacchi alla chiesa cattolica di Gaza. È una terra devastata dal dolore e dalla morte. Qual è il senso del Natale in una situazione di questo genere in cui tutto sembra portare alla disperazione? Sono raccolte in queste pagine testimonianze che ci giungono dalla città di Gaza, dove nonostante tutto non si vuole cedere alla disperazione. È una piccola comunità sempre all’opera quella che vive il ricordo della natività in questa città, sostenuta dalla certezza – espressa dal patriarca Pizzaballa – che «un bambino è nato per noi e ha riempito di speranza la storia e il mondo intero» e che «dobbiamo custodire i nostri cuori per essere capaci di ricostruire».
Il volume, corredato da immagini, è diviso in quattro sezioni: la prima è dedicata a papa Francesco, che ha dimostrato la sua vicinanza alla piccola comunità cattolica di Gaza nei momenti di maggiore drammaticità, e si apre con una sua lettera del 7 ottobre 2024 indirizzata ai cattolici del Medio Oriente, sono parole di solidarietà ma anche un invito alla speranza: «Siete un seme amato da Dio. E come un seme, apparentemente soffocato dalla terra che lo ricopre, sa sempre trovare la strada verso l’alto, verso la luce, per portare frutto e dare vita, così voi non vi lasciate inghiottire dall’oscurità che vi circonda ma, piantati nelle vostre sacre terre, diventate germogli di speranza, perché la luce della fede vi porta a testimoniare l’amore mentre si parla d’odio, l’incontro mentre dilaga lo scontro, l’unità mentre tutto volge alla contrapposizione».
La seconda parte è dedicata alle parole del patriarca Pizzaballa pronunciate a Betlemme negli ultimi due Natali e nella stessa città di Gaza in occasione della sua visita nel dicembre 2024. Nei suoi discorsi risuona la domanda "C’è ancora un posto per il Natale in una terra devastata dall’odio degli uomini?" rimarcando l'insostenibile attesa del popolo palestinese affinché la comunità internazionale trovi soluzioni per porre fine all’occupazione e osservando: «Mi sembra che oggi ciascuno sia chiuso nel suo dolore. Odio, rancore e spirito di vendetta occupano tutto lo spazio del cuore, e non lasciano posto alla presenza dell’altro. Eppure, l’altro ci è necessario. Perché il Natale è proprio questo, è Dio che si fa umanamente presente, e che apre il nostro cuore ad un nuovo modo di guardare il mondo».
La terza sezione raccoglie invece alcuni articoli relativi ai Natali 2023 e 2024, trascorsi dalla popolazione di Gaza nella sofferenza e nella flebile speranza di un domani diverso tratti da "L’Osservatore Romano”, “Sir. Agenzia d’informazione”, "Avvenire", "Vatican News", "+972 Magazine" e "The New York Times".
La quarta sezione conclude il libro con i messaggi Urbi et Orbi per i Natali 2023 e 2024 di papa Francesco, una forte condanna alla follia di chi fomenta lotte e conflitti in tutto il mondo nella speranza che l’annuncio del Natale sia accolto e vinca ogni divisione.