Trecate - Sabato 29 marzo l’occasione per ascoltare e godere della buona musica si è presentata nella Basilica di Magenta, con la serata “Omaggio a Gabriel Fauré”, tenuta dal Coro San Gregorio Magno di Trecate, con finalità benefiche. Presentatore della serata e direttore il maestro Mauro Trombetta che ha illustrato con grande perizia i brani sia dal punto di vista storico che musicale. Ha abilmente accompagnato all’organo il maestro Alberto Sala. Solisti: la splendida voce del soprano Annarita Taliento e la possente esecuzione baritonale del maestro Trombetta.
Gabriel Fauré scrisse il Requiem tra il 1886 e il 1887. Inserita giustamente nel percorso religioso quaresimale, la speranza che quest’opera effonde è forse quella che meglio si identifica anche con il tema del Giubileo che pone i fedeli come pellegrini di Speranza.
In questa composizione egli si distaccò notevolmente dalle altre composizioni romantiche del genere: colpisce, in primo luogo, il rifiuto a musicare il Dies irae, del quale invece sia Berlioz sia Verdi avevano fatto il centro di un vero e proprio dramma religioso.
Nel Requiem di Fauré è assente ogni violenza e ogni contrasto; in esso prevale un sentimento di rassegnazione e di abbandono, a volte si potrebbe addirittura dire un desiderio di assenza e di silenzio. Il compositore disse della sua opera: "Tutto ciò che sono riuscito ad considerare attraverso l'illusione religiosa l'ho messo nel mio Requiem, che inoltre è dominato dall'inizio alla fine da un sentimento molto umano di fede nel riposo eterno".
Il freddo delle mura della basilica non ha impedito al pubblico intervenuto di scaldarsi il cuore attraverso una delle composizioni più delicate e piene di speranza tra i Requiem che il repertorio musicale proponga. Il compositore disse infatti ad un intervistatore: «È stato detto che il mio Requiem non esprime la paura della morte e qualcuno l'ha definito una ninna nanna della morte. Ma è così che vedo la morte: come una liberazione felice, un'aspirazione alla felicità in alto, piuttosto che un'esperienza dolorosa. La musica di Gounod è stata criticata per la sua inclinazione alla tenerezza umana. Ma la sua natura lo predisponeva a sentirsi così: l'emozione religiosa prendeva questa forma dentro di lui. Non è necessario accettare la natura dell'artista? Quanto al mio Requiem, forse ho anche cercato istintivamente di sfuggire a ciò che è ritenuto giusto e doveroso, dopo tutti gli anni di accompagnamento dei servizi funebri sull'organo! So tutto a memoria. Volevo scrivere qualcosa di diverso.»
Oltre al requiem la corale ha eseguito altri due brani dello stesso autore: il Tantum ergo e il Cantique de Jean Racine, che Fauré compose nel 1864-65 per un concorso interno all'École Niedermeyer di Parigi, in cui vinse il primo premio. Il testo, Verbe égal au Très-Haut (Verbo pari all'Altissimo), è tratto dalla traduzione francese dovuta a Jean Racine dell'inno latino Consors paterni luminis, attribuito a sant'Ambrogio.
Al termine del concerto il coro ha voluto omaggiare, in particolare, uno dei promotori della serata, Giuseppe Lisca, proponendo un brano da lui molto amato: l’Ave Verum di Mozart. Il parroco, don Federico Papini, e il signor Lisca hanno sottolineato la bravura del coro trecatese a cui hanno rivolto numerosi plausi e ringraziamenti.
Infine, per salutare il pubblico, la San Gregorio Magno ha eseguito Jesus Bleibet Meine Freude dalla Cantata 147 di Bach e Dolce è sentire di R. Ortolani, uno dei brani che ormai appartengono alla storia della corale.
Sentiti e commossi gli applausi delle persone intervenute che hanno accompagnato l’uscita del coro, dei solisti e dei maestri.
M.D.