Share |

Il Requiem di Mozart incanta e affascina il pubblico

Trecate - 2 novembre: ricorre la giornata della commemorazione dei propri defunti. Locate di Triulzi ha scelto di ricordare in particolare, in questa giornata, coloro che, a causa della pandemia, hanno dovuto lasciare questa vita terrena. La musica è sicuramente per la sua universalità il miglior ponte possibile tra cielo e terra. In occasioni come queste la scelta è quasi obbligata: una messa da Requiem. Per questa, nella chiesa dedicata a San Vittore Martire, è stata eseguita la Messa di Requiem KV 626 di Mozart. Un caposaldo della letteratura musicale di tutti i tempi, una delle composizioni più celebri ed eseguite. È tra le opere più enigmatiche e intense della storia della musica ed è stato ben presto avvolto da leggende che ne hanno accresciuto il fascino. Ma ciò che più incanta, in quello di Mozart, è che l’accento non cade su cosa sarà dopo la morte, l’accento non si pone sull’oscuro aldilà, ma sul prima. La morte nel Requiem è questo ‘prima’; non lo scandalo di una dannazione eterna, ma ciò che rende illusoria la promessa di una vita felice. 

In una lettera del 7 luglio del 1791 Mozart così scriveva alla moglie Constanze: “ Non so spiegarti la mia sensazione, è un certo vuoto – che mi fa male davvero – un certo desiderio che non si appaga mai, e quindi non cessa mai – dura sempre, anzi cresce di giorno in giorno”. E dieci mesi prima: “Se la gente potesse leggere nel mio cuore, dovrei quasi vergognarmi – per me tutto è freddo – ghiacciato”. 

Per rendersi conto della disposizione d'animo in cui lavorava il genio salisburghese basta leggere questo passo di una lettera indirizzata presumibilmente a Lorenzo da Ponte: «Aff.mo.-Signore. Vorrei seguire il vostro consiglio, ma come riuscirvi? ...Continuo perché il comporre mi stanca meno del riposo. Altronde non ho più da temere. Lo sento a quel che provo che l'ora suona; sono in procinto di spirare; ho finito prima di aver goduto del mio talento. La vita era pur sì bella, la carriera s'apriva sotto auspici tanto fortunati, ma non si può cangiare il proprio destino. Nessuno misura i propri giorni, bisogna rassegnarsi, ma sarà quel che piacerà alla provvidenza. Termino ecco il mio canto funebre, non devo lasciarlo imperfetto».

La partitura, ormai è cosa assai nota, rimase incompiuta per la prematura morte del compositore, avvenuta il 5 dicembre 1791. La versione universalmente eseguita è quella completata da Franz Xavier Sṻssmayr. In essa soltanto la primissima sezione, l’Introitus, è autografa da cima a fondo. Dal Kyrie all’Offertorium il compositore poté realizzare solo le parti vocali e il basso, oltre ad alcuni accenni di strumentazione. Ma, nonostante un’origine così composita e di ardua decifrazione, è possibile tuttavia individuare nel Requiem una direzione stilistica ben precisa dell’ultimo Mozart. Inoltre le vicende biografiche, professionali e artistiche evidenziano il ridestarsi dell’interesse del compositore per la musica sacra nei mesi centrali del 1791, quando, molto opportunamente, giunse la commissione del Requiem. L’opera, nell’insieme, si rivela come un viaggio musicale che parte dall’angoscia per giungere al chiarore della speranza, in un linguaggio che trascende la funzione sacra e parla della condizione umana. 

Nella serata del 2 dicembre questa composizione ha continuato ad affascinare in primo luogo gli esecutori, che non hanno sentito la fatica di cantarlo e suonarlo più volte durante le prove del pomeriggio e poi ancora prima dell’esecuzione in un’ ultima ripetizione, in chiesa, per armonizzare le sonorità tra coro, orchestra e solisti. Ed alla fine ha incantato il pubblico, numeroso e attento, che ha rispettato la richiesta di non applaudire fino alla fine dell’esecuzione, per poi esplodere in una lunga, interminabile e fragorosa ovazione. L’interpretazione della Corale San Gregorio Magno di Trecate, accompagnata dall’orchestra Filarmonica dei Navigli di Milano, sotto la direzione del maestro Maurizio Dones, ha stregato i presenti. Il cast dei solisti, composto da Annarita Taliento, soprano, Giorgia Gazzola, contralto, Danilo Formaggia, tenore e Mauro Trombetta, basso, ha estasiato gli spettatori e gli organizzatori della serata. La magia di questa composizione non conosce limiti: un vero balsamo per l’anima.

Mariagabriella Di Giovanni