Novara - Con le importazioni di riso da India, Pakistan, Vietnam, Myanmar e Cambogia che hanno superato in Italia i 141 milioni di chili nei primi otto mesi del 2023 è importante la decisione della Commissione ambiente del Parlamento europeo che, a larghissima maggioranza, ha chiesto alla Commissione Ue di ritirare la proposta sull’aumento dei limiti del triciclazolo, potente pesticida vietato nell’Unione Europea ma utilizzato dai principali Paesi produttori dell’Asia ma anche dall’America del Sud. E’ quanto afferma Coldiretti impegnata nella campagna di sensibilizzazione a livello europeo che ha portato a questo voto contrario. Un pronunciamento che segue il mancato supporto nel Consiglio Europeo del maggio scorso che deve ora portare la Commissione UE a ritirare subito la proposta di aumentare il limite per i residui di triciclazolo nel riso da 0,01 a 0,09 mg/kg.
“L’ammissione di una certa quantità di questo principio chimico nel prodotto importato, oltre a danneggiare le nostre imprese del settore, rappresenterebbe un potenziale rischio sanitario per i consumatori con un chiaro passo indietro sul principio di precauzione – spiega Roberto Guerrini, membro di giunta di Coldiretti Piemonte con delega territoriale al settore risicolo – A partire dal 2016, infatti, l’uso di tale sostanza attiva è stato vietato in Ue”.
“Il voto contrario sul triciclazolo nel riso è un primo passo per il rispetto in Europa del principio di reciprocità in modo che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute – affermano il Presidente di Coldiretti Novara-Vco Fabio Tofi (foto) e il Direttore Luciano Salvadori - Non dobbiamo mettere i nostri risicoltori in situazioni di svantaggio competitivo con i produttori dei paesi terzi, contravvenendo al principio di reciprocità, la Commissione lo capisca una volta per tutte e smetta di lavorare contro la produzione agroalimentare europea per interessi non chiari”.