Novara - Il lavoro è un argine contro la violenza e l’indipendenza economica può consentire alle donne di non ritrovarsi ‘ostaggi’ di mariti e compagni, permettendo loro di sottrarsi con meno fatica a queste situazioni e di compiere il primo passo verso la libertà. Per avviare progetti di politiche attive dirette all’occupazione di chi subisce violenze, i Consulenti del Lavoro hanno sottoscritto mercoledì 22 novembre un protocollo d’intesa a livello nazionale con la Fondazione Doppia Difesa Onlus presieduto Michelle Hunziker, con lo scopo di informare, individuare, formare, collocare e/o ricollocare le donne vittime di violenza per dare loro opportunità lavorative.
“Anche a livello territoriale – dichiara Annalisa Coda Zabetta, presidente dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Novara – sosteniamo questo accordo e ci impegneremo per attivare in sinergia azioni e strategie che diano alle donne vittime di violenza opportunità formative e lavorative, facendo emergere bisogni da fronteggiare con percorsi adeguati. Una maggior inclusione delle donne nel mondo del lavoro costituisce infatti il presupposto fondante per dar vita a un sistema sociale realmente giusto ed equo”.
Da una recente ricerca svolta dall’Ufficio Studi dei Consulenti del Lavoro e pubblicata in questi giorni dal titolo ‘Favorire l’inclusione occupazionale per contrastare la violenza sulle donne’, emerge che delle 15.559 donne che nel 2020 hanno iniziato un percorso personalizzato di uscita dalla violenza, solo il 35,5% era occupato stabilmente, mentre il 48,7% risultava non autonomo dal punto di vista economico. Inoltre, nel 2022 erano circa 6.773.000 le donne che non lavoravano, comprese in un range di età tra i 25 e i 64 anni, pari al 42,7% del totale della popolazione femminile residente in Italia.
Secondo il Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes/Istat), riferito all’anno 2022, analizzato dai Consulenti, si rileva inoltre uno svantaggio netto per la popolazione femminile rispetto a quella maschile: il tasso di occupazione femminile è così lontano dalla media europea, e così basso, che quasi la metà delle donne sono escluse dall’indipendenza economica.
Un aiuto per favorire l’inclusione lavorativa delle vittime di violenza può giungere da uno strumento che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2024: l’Assegno di Inclusione. Un sostegno economico introdotto recentemente dal cosiddetto Decreto Lavoro che sarà erogato mensilmente per un periodo di 18 mesi, con possibilità di essere rinnovato per ulteriori 12 mesi.
“Tra i destinatari dell’Assegno - spiega Coda Zabetta - ci sono, infatti, i nuclei familiari che hanno almeno un componente in condizione di svantaggio e inserito in percorsi di protezione relativi alla violenza di genere, con presa in carico da parte di centri antiviolenza riconosciuti dalle regioni o dai servizi sociali. La vittima, inoltre, costituisce un nucleo familiare a parte, anche ai fini ISEE, e questo le consente di accedere in modo autonomo alla misura e di essere più tutelata. Il Decreto Lavoro prevede, tra l’altro, che le persone inserite nei percorsi di protezione relativi alla violenza di genere vengano sollevate dall’obbligo di partecipazione ai percorsi personalizzati di inclusione sociale o lavorativa, così come dalla relativa necessità di accettare le proposte di lavoro eventualmente offerte. Questa decisione rappresenta un primo passo verso la rimozione degli ostacoli all’accesso a misure di sostegno che potrebbero favorire il percorso di autonomia delle donne vittime di violenza”.