Novara - Le prospettive dell’industria nelle province di Novara e di Vercelli confermano il miglioramento già rilevato a inizio 2024. Secondo le previsioni congiunturali di Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv) per il trimestre aprile-giugno 2024 (disponibili sul sito www.cnvv.it) il saldo tra la percentuale degli imprenditori che si dichiarano ottimisti e quella di coloro che sono pessimisti sull’incremento della produzione è a 8,9 punti (rispetto ai precedenti -4,1) nel Novarese e a 2,3 punti (rispetto ai precedenti -12,9) in provincia di Vercelli, con una media regionale che sale da -1,5 a 7,7 punti. I saldi ottimisti/pessimisti relativi agli ordini totali e a quelli esteri passano, rispettivamente, da -7,1 a 4,1 e da -6,2 a -3,8 punti in provincia di Novara, da -15,7 a -4,5 e da -13,3 a -9,3 punti in provincia di Vercelli (con la media piemontese che risale, rispettivamente, da -2,4 a 5,6 e da -8,4 a 4,7 punti).
«Nonostante un contesto globale non rassicurante – commenta il presidente di Cnvv, Gianni Filippa – il nostro sistema produttivo sta confermando le sue doti di solidità e resilienza. L’ inflazione in fase di assestamento e l’annunciato decremento dei tassi di interesse a partire dall’estate potrebbero dare, nei prossimi mesi, uno stimolo alla ripresa».
Le previsioni di investimenti “significativi” risalgono dal 29,9% al 32,5% tra le imprese novaresi e dal 15,7% al 18,6% in provincia di Vercelli (con la media regionale in ripresa dal 22,4% al 24,1%), mentre quelli “sostitutivi” rimangono stabili al 47,5% nel Novarese e registrano una lieve flessione (dal 50% al 45,3%) nel Vercellese e in Valsesia, con una media regionale al 49,9%. «Siamo anche in attesa – aggiunge Filippa – dei decreti attuativi del Piano “Transizione 5.0”, che potrebbe dare ulteriore sviluppo agli investimenti e, di conseguenza, alla produttività delle imprese».
Le aspettative di occupazione registrano andamenti differenti tra i due territori, con il saldo tra ottimisti e pessimisti relativo alla volontà di fare nuove assunzioni che cresce da 4,1 a 14,6 punti in provincia di Novara e cala da 5,7 a 3,4 punti in provincia di Vercelli (da 8,6 a 11,6 punti la media regionale), mentre la percentuale delle imprese che intendono fare ricorso alla cassa integrazione scende, rispettivamente nei due territori, dal 7,2% al 6,6% e dal 24,3% al 13,8%, con una media regionale in calo dal 10,8% all’8,1%.
«A prescindere dagli andamenti congiunturali del mercato del lavoro – osserva il direttore di Cnvv, Carlo Mezzano – in questa fase il problema maggiore continuano a essere le difficoltà nel reperire manodopera specializzata: come diciamo ormai da tempo nelle aziende del territorio il lavoro c'è, ma non sempre si trova chi lo voglia fare».
La percentuale di imprese che segnalano ritardi negli incassi rispetto ai tempi di pagamento pattuiti aumenta dal 15,8% al 20,3% in provincia di Novara e cala dal 22,1% al 16,5% in quella di Vercelli, mentre la media regionale risulta stabile intorno al 24%.
I dati relativi ai principali settori, elaborati in forma aggregata e con media ponderata sulle due province, registrano un’inversione di tendenza che riporta in positivo le attese di produzione, ordini e investimenti (soprattutto sostitutivi) nel metalmeccanico e nella rubinetteria-valvolame. Il chimico conferma attese di produzione positive a fronte di un lieve calo negli ordini, soprattutto esteri, mentre nel tessile-abbigliamento, nonostante il lento recupero della produzione, le prospettive rimangono incerte per quanto concerne gli ordinativi e i livelli occupazionali. Nell’alimentare le attese di produzione rimangono positive anche se gli ordini sono in calo.
«Le imprese piemontesi – commenta Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte – si confermano in grado di gestire al meglio risorse umane e finanziarie, ordini nazionali e internazionali, investimenti e indebitamento. Le previsioni che presentiamo sono in linea con la ripartenza della produzione industriale in Germania registrata a febbraio, sono basi importanti che consentono alle nostre imprese di essere sempre più protagoniste delle transizioni in atto. Confindustria ha indicato alcune priorità nel suo programma ‘Fabbrica Europa’, noi come Confindustria Piemonte confermiamo quelle priorità e le integriamo con il nostro Piano Industriale che punta a un aumento della quota di export oggi pari a circa il 40% del Pil, ovvero 60 miliardi. Ciò è possibile con concreti interventi sulla formazione anche nell’ambito delle competenze digitali, al completamento del piano sulla Banda Ultra Larga e al consolidamento dei settori vincenti. Va poi alzato il livello della competitività delle filiere storiche come automotive, tessile, aerospazio, lusso, agri-eno-food, gioielleria, sistema casa. Dobbiamo infine saper cogliere fino in fondo le occasioni nelle life-science, medicina, biotech e salute e al contempo monitorare il completamento anni delle grandi infrastrutture, lavori che hanno un valore superiore a 25 miliardi nei prossimi 10 anni».