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Il presidente Sozzani sull'imminente guerra in Siria

Il presidente della Provincia, Diego Sozzani

Novara - Interessante riflessione del presidente della Provincia, Diego Sozzani, sulla quasi imminente guerra in Siria: "Il premio Nobel per la pace Barack Obama sta per sferrare un attacco contro il regime siriano di Assad. Un attacco unilaterale e solitario (se si esclude l’appoggio del velleitario Hollande), giacché perfino il tradizionale “compagno d’armi” degli USA, quello britannico, ha bocciato l’iniziativa, con il voto determinante – è bene notarlo - dei conservatori. Il pretesto è quello di punire l’uso (presunto) di armi chimiche da parte di Assad contro i ribelli al suo regime, in una guerra civile che sta martoriando la popolazione, intrappolata tra le opposte violenze di regime e insorti. A chi consideri realisticamente la situazione è evidente che i bombardamenti non aiuteranno a risolvere alcun problema, a raddrizzare alcun torto. Al di là dei moventi di facciata, è palese che l’obiettivo del Presidente americano è quello di infliggere un colpo che indebolisca l’esercito di Assad, dando una mano a quegli insorti che dopo due logoranti anni di sollevazione non sono ancora riusciti a piegare il regime di Damasco, frustrando le aspettative di Obama (e mostrandone i clamorosi errori di politica estera). Non solo i raid non abbatteranno il rais siriano, ma, ridando un po’ di fiato ai ribelli che oggi paiono in procinto di soccombere, prolungheranno l’atroce e sanguinaria guerra civile in corso: insomma, il blitz produrrà lutti e creerà le condizioni perché innumeri altri lutti flagellino la regione. Tra l’altro, i ribelli cui Obama si accinge a prestare soccorso non sono benintenzionati galantuomini: le forze popolari mobilitatesi nel 2011 a favore di un processo di democratizzazione della Siria sono ormai state in larga misura soverchiate e soppiantate da un coacervo di bande massicciamente infiltrate dal fanatismo jihadista. Inoltre, attaccare Assad equivale a esacerbare il mai sopito odio antiamericano e antioccidentale di tutti i fondamentalisti dello scacchiere: da quelli iraniani, a Hezbollah, ai qaedisti vari, spesso in cruenta competizione tra di loro, ma accomunati dalla cieca ostilità contro il nemico “crociato”. Prevedibile dunque che la sortita americana destabilizzi ulteriormente una regione già destabilizzata, con il rischio che il conflitto si propaghi, devastante e incontrollabile. Il Medio Oriente è a un passo dal saltare in aria. È più che mai l’ora della diplomazia, non delle sconsiderate iniziative militari".