Trecate - Riceviamo da Filippo Sansottera, consigliere comunale con delega alla Legalità: "Ricorre l’anniversario della strage di Piazza Fontana, ricordata da molti come LA “strage di stato”. Sono passati più di 40 anni ormai, eppure rimangono interrogativi sospesi, la memoria collettiva tende a relegare in un angolo e nel silenzio “la bomba” per antonomasia forse proprio perchè, in una certa misura, le risposte è possibile trovarle. Questa inerzia porta inevitabilmente a seppellire una delle pagine più nere della nostra storia, col rischio di seppellire anche quel poco di identità civica che ne consegue. Vogliamo quindi onorare la memoria di quelle vittime, di quei feriti, delle famiglie spezzate quel 12 dicembre 1969 alla Banca dell’Agricoltura e di tutte quelle che sarebbero state sacrificate in seguito nel segno della strategia della tensione. Per farlo, avremo il piacere di ospitare prossimamente il Consigliere del Comune di Milano David Gentili, già nostro ospite lo scorso luglio, con tre giovani scrittori e giornalisti che hanno voluto dare il loro contributo prezioso, in nome di quella memoria così a rischio, che le nuove generazioni hanno il dovere di tenere viva, in questo caso addirittura scoprire: si tratta di Andrea Sceresini, Nicola Palma e Maria Elena Scandaliato, con in loro libro “Piazza Fontana – Noi sapevamo”. Scoprire perchè sono loro a mettersi in viaggio verso il Sudafrica, per intervistare Gianadelio Maletti, Generale a capo del reparto “D”, il controspionaggio del SID, fuggito proprio trent’anni fa per evitare l’arresto. Loro ne raccolgono la testimonianza, cristallizzano le parole di uno dei protagonisti di questo passaggio storico così importante in un libro che sarà messo a disposizione nella nostra Biblioteca Civica nella sezione della legalità “Ettore Marcoli”. Cito qualche dato per sintetizzare questa riflessione sull’importanza della memoria collettiva. Nel 2000 viene effettuato un sondaggio fra gli studenti della Provincia di Milano, il 3% rispose “no, mai sentito parlare della strage di Piazza Fontana”. Nel 2006, Isituto Piepoli e ISEC replicano il sondaggio fra gli studenti tra i 17 e i 19 anni e quella cifra passa dal 3 al 18%. Solo 1 su 10 riesce a collocare la strage nel 1969. Per il 42% la responsabilità è delle brigate rosse, per il 20% della mafia , per il 16% dei comunisti, per il 19% dei fascisti e per il 6% dell’eversione nera. Ecco perchè bisogna stimolare la memoria collettiva guardando alle nuove generazioni, perchè la verità possiamo chiederla, dobbiamo pretenderla, ma dobbiamo prima fare in modo di non perdere la memoria degli eventi sui quali poi cercarla. Questo sarà il nostro piccolo ma doveroso contributo alla memoria delle vittime di Piazza Fontana, con il valore di un libro di cui Paolo Biondani ha scritto la prefazione della quale riporto poche righe in questo anniversario: ”...è il nostro 11 settembre. Il giorno della perdita dell’innocenza collettiva. C’è un prima e c’è un dopo quella data, nella vita della nostra democrazia pericolante, ma oggi non ne parla più nessuno, tanto meno nelle scuole. Conviene che i più giovani sappiano poco o capiscano nulla della grande bomba. Sentenze definitive autorizzano a scrivere che pezzi di Stato hanno cancellato prove, zittito testimoni, favorito latitanti, per deviare le indagini giuste. Ma per la strage che ha cambiato la nostra storia non c’è ancora un solo condannato. Un vuoto giudiziario, più apparente che reale, che autorizza i malintenzionati a mescolare colpevoli e innocenti (...) Per spazzare via la nebbia delle false revisioni, si può ricominciare da qui a mettere in fila i fatti così faticosamente accertati da quei magistrati e poliziotti che si son trovati a combattere per lo Stato, quello di Diritto, che rappresenta tutti i cittadini, contro altri pezzi dello Stato, quello autoritario, che dichiara di difendere i poteri visibili e tutela quelli occulti...Perchè continuare a scavare nei segreti di Piazza Fontana? Perchè insistere ancora oggi a fare domande ai vecchi protagonisti della strategia della tensione? Forse perché in Italia han vinto loro.”