Borgosesia - Lo ha annunciato in mattinata, e nel pomeriggio del 7 dicembre il Sindaco di Borgosesia, On. Paolo Tiramani invia alla Presidenza del Consiglio una istanza di annullamento/revoca in autotutela del D.P.C.M. del 3 dicembre, quello che prevede divieti di circolazione nelle ore notturne e l’obbligo a rimanere in casa nelle giornate di Natale, Santo Stefano e Capodanno. «In questi giorni, in qualità di Sindaco di Borgosesia, ho ricevute ripetute segnalazioni da parte di miei cittadini, che lamentano una vera e propria mortificazione sociale a causa di tale provvedimento. Ho dunque richiesto la collaborazione dell’avvocato vercellese Alberto Villarboito, per individuare la corretta forma giuridica con la quale spiegare al Governo, ed al Presidente del Consiglio in particolare, le motivazioni oggettive per le quali tale decreto non solo è vessatorio, ma anche antigiuridico, inopportuno ed illegittimo».
E’ stato così prodotto un documento articolato su tre pagine, che analizza nel dettaglio i punti chiave del Dpcm, nei quali viene prescritto il divieto di circolazione nelle ore notturne e a Natale e Capodanno oltre che l’apertura delle attività di ristorazione dalle 5 del mattino alle 18: tutte prescrizioni che, specifica l’istanza presentata da Paolo Tiramani, vanno contro diritti previsti dalla Costituzione e causano danni oggettivi alla popolazione.
«Non ci sono motivazioni giuridiche né scientifiche alla base del divieto di libera circolazione, in netto contrasto a quanto previsto all’art. 16 della Costituzione Italiana – spiega Tiramani – non risponde a esigenze sanitarie, né politico-amministrative, e nemmeno al principio di buon andamento sancito dall’art. 97 della Costituzione. Non rispetta il principio di proporzionalità, che prevede che gli atti amministrativi non vadano oltre quanto opportuno per raggiungere lo scopo necessario e addirittura viola l’art. 13 della Costituzione laddove, vietando lo spostamento al difuori della propria abitazione nelle giornate di Natale, Santo Stefano e Capodanno, configura una restrizione della libertà personale che non può essere adottata se non con atto motivato dall’autorità giudiziaria». L’istanza sottolinea addirittura come tale sacrificio totale della libertà di circolazione, oltre a non avere motivazioni logiche, né giuridiche, né scientifiche, crea addirittura i presupposti per condizioni di isolamento che potrebbero rendere necessario l’intervento di servizi sociali o sanitari, o delle forze dell’ordine, con ricadute sulla spesa pubblica.
Infine, c’è il capitolo economico, non meno importante: «L’art. 1 del Dpcm, al comma 10, prevede l’apertura dalle 5 alle 18 di bar, pasticcerie, ristoranti e gelaterie – spiega ancora il Sindaco di Borgosesia – e qui l’unico scopo che pare evidente è quello di impedire il diritto al lavoro per molte ore: chi usufruirebbe dei servizi di tali locali dalle 5 alle 8 del mattino? La violazione del diritto al lavoro è una violazione dell’art 4 della Costituzione Italiana, ed inoltre questa limitazione va contro quanto previsto all’art.41 della carta costituzionale, ossia la libertà di iniziativa. Insomma, anche su questo fronte, il Dpcm prescrive regole illogiche per il contenimento del contagio e procura danno economico ai cittadini, con conseguente danno erariale, perché è ovvio che a fronte di maggiori introiti degli italiani, il gettito fiscale allo Stato sarà contratto».
Alla luce di queste considerazioni, il Sindaco di Borgosesia, a tutela delle famiglie della sua città, dei suoi concittadini tutti, ha predisposto questo documento che ha inviato immediatamente al Presidente del Consiglio e contestualmente rivolge un invito agli altri Sindaci italiani: «Metto questa istanza a disposizione di tutti i Sindaci che desiderino appellarsi al buonsenso e vogliano tutelare il benessere sociale ed economico dei Comuni italiani e dei cittadini. Più numerosi saremo a far sentire la nostra voce, più speranze abbiamo di offrire a tutti gli Italiani la possibilità di trascorrere le Festività Natalizie in un clima di serenità. Che non vuol dire – sottolinea Paolo Tiramani – irresponsabilità, ma buonsenso e coscienza di dover tutelare la salute di tutti, ma anche il diritto a lavorare e a condividere i momenti più importanti delle tradizioni cristiane con i propri cari».