Borgomanero - Ok la prima edizione della “Festa dei popoli”. Ha fatto registrare un successo al di là delle più rosee aspettative questa manifestazione svoltasi sabato pomeriggio in piazza Martiri a Borgomanero. Della giornata è stata protagonista anche l'associazione Mamre.
Un appuntamento assolutamente da non perdere. Venerdì 30 settembre alle 20.45 all'oratorio di Borgomanero verranno presentati due progetti dell'associazione Mamre. Uno riguarda la nuova sede dell'appartamento per uomini senza dimora che ha trovato posto in locali messi a disposizione dalla Parrocchia di Briga. Il secondo èla comunitàmamma-bambino che sorgeràin via Repubblica a Borgomanero; per quest'intervento la Fondazione ComunitàNovarese Onlus ha stanziato 100mila euro (qui i particolari:http://www.associazionemamre.it/wp-admin/post.php…). Proprio la Fondazione Comunità Novarese Onlus sarà rappresentata, in tale occasione, dal segretario generale Gianluca Vacchini. Saranno presenti anche don Giorgio Borroni, direttore della Caritas Diocesana Novarese, Mario Metti, presidente di Mamre, e Sergio Vercelli, presidente del Consorzio intercomunale per la socioassistenza di Borgomanero.
«Ringraziamo ogni giorno Dio con la preghiera e con il canto per essere arrivate vive in Italia e avere avuto la possibilitàdi ricominciare una nuova vita. Da quando siamo ospiti di casa “Piccolo Bartolomeo” ci siamo esibite in vari luoghi e la nostra voce è stata anche la voce di chi, partito dalla propria terra come noi, non è sopravvissuto. Ma il nostro sogno è andare a Roma e offrire il nostro canto a papa Francesco». È quanto hanno scritto le componenti del gruppo gospel “The dynamite”, di cui fanno parte alcune giovani profughe nigeriane accolte dall'associazione Mamre di Borgomanero, in una lettera che domenica sera hanno consegnato al cardinale Francesco Montenegro, presidente della Caritas italiana. «Siamo arrivate in Italia - hanno aggiunto - dopo aver attraversato il deserto e il mare, ma soprattutto tanta sofferenza e dolore. Abbiamo lasciato il nostro paese e la nostra famiglia chi per motivi religiosi, chi perché rischiava le mutilazioni genitali, e chi per scappare dalla miseria e dalla violenza quotidiana. Siamo partite per poter continuare a vivere. Nella vita ci sono giorni pieni di vento, di pioggia, di dolore e di lacrime, ma poi ci sono anche giorni pieni d’amore che ci danno il coraggio di andare avanti anche nei momenti più difficili». Giorni pieni d'amore come quelli che si vivono a casa “Piccolo Bartolomeo” «e che alimentano in noi - hanno concluso - la speranza. Tutti insieme possiamo aiutarci a diffondere l’Amore che Dio ci ha donato. Chiediamo a Lui di concederci la luce della fede e la forza della speranza».
Non ha esitato un solo istante. Appena arrivato a Santo Stefano di Borgomanero per inaugurare l'housing sociale “Padre David Maria Turoldo” dell'associazione Mamre, il cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, ha raccolto l'invito di un uomo senza fissa dimora di recarsi nella roulotte - che, suo malgrado, è diventata la sua casa - per benedirla e recitare un'Ave Maria. Uno dei momenti piùintensi della serata di domenica quando, nei locali soprastanti il circolo Anspi di via Manzoni, èstato aperto «uno spazio abitativo per donne che, dopo un faticoso percorso, iniziano a sperimentare l’autonomia»: parole del presidente di Mamre Mario Metti che ha ricordato quando, 18 anni fa, entrò in attività casa “Piccolo Bartolomeo” alla presenza dell'allora vescovo di Novara Renato Corti: «Quel giorno ci disse: “Ogni persona che accoglierete sarà un angelo di Dio, anzi Dio stesso”». In questi quasi due decenni hanno vissuto nel complesso di via Ignazio Fornara oltre trecento donne («che hanno ritrovato - ha aggiunto - la dignità di essere donna, e la responsabilità e la bellezza di essere mamma») e sono nati 36 bambini, ultima Harmony. Da allora si sono aggiunte le case “Suor Maria Serena”, “Don Luciano Lilla” e “Dom Mario Zanetta”. Del compianto vescovo di Paulo Afonso, Metti ha riproposto alcune riflessioni: «Sosteneva che l’accoglienza a chi vive situazioni di bisogno non si delega: tutti dobbiamo fare un passo avanti passando dai progetti personali a quelli collettivi. E allora se di fronte a chi chiede ospitalità la risposta personale è “non ho un alloggio da offrirti”, insieme, come comunità che diventa famiglia, si riescono a trovare le risposte». Èsu questa base che nell'ultimo anno e mezzo Mamre s'è concentrata anche sull'accoglienza di uomini senza abitazione, per la gran parte italiani tra i 55 e i 65 anni che hanno perso tutto e che non hanno una famiglia in grado di aiutarli, e di giovani donne richiedenti asilo. «Poche - ha puntualizzato - in quanto l’accoglienza è vera solo se è uno scambio reciproco, se ci si conosce, se ci si mette in gioco per riscoprire l’importanza di dedicarci la vita reciprocamente, perché siamo importanti e abbiamo cose importanti da scambiare, sapienze ed esperienze differenti».
La scelta d'intitolare il nuovo housing sociale al frate dell'ordine dei Servi di Maria Turoldo non èstata casuale. Ancora Metti: «Èstato un testimone del Vangelo e della speranza dentro la storia, aspetti ancora piùsignificativi in un tempo complesso come l'attuale in cui la violenza assume diversi volti impliciti ed espliciti su minori, donne, anziani, immigrati e profughi, in cui la guerra ha ritrovato centralitàe in cui in tanti naufragano nel gioco d’azzardo, nell’alcool o nelle droghe. Quanti anche tra i nostri ragazzi preferiscono come compagno di gioco il computer piuttosto che il volto di un amico in carne e ossa. E davanti a tutto questo, padre Turoldo diceva: “I poveri sono stati la causa della mia vocazione e sono il contenuto della mia fede e la fonte d'ispirazione della mia poesia e della mia predicazione. Per loro mi sono fatto voce, sempre a sognare i grandi sogni di umanità e di giustizia”». La targa èstata realizzata dall'artista Annita Nisida Giannieri. L'ha scoperta il presidente della Caritas italiana che Metti ha presentato così: «Caro don Franco, so che le piace farsi chiamare ancora così, la vogliamo ringraziare per tutto quello che sta facendo con il Pontificio consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, per il suo modo, pienamente ispirato al Vangelo, di fare le cose senza apparire, e per il suo lavoro quotidiano mirato a costruire una Chiesa attenta ai bisogni degli ultimi e delle periferie. Proprio come faceva don Tonino Bello». E lui, il cardinal Montenegro, ha evidenziato: «Questa sera stiamo “assaggiando” un mondo nuovo. Quel mondo nuovo di cui è simbolo anche Lampedusa. So che qui in Piemonte l'inverno è il tempo del freddo, dei cappotti. Invece da noi giù in Sicilia capita che già prima di Natale compaiono le prime gemme dei mandorli e così siamo indotti a pensare alla primavera anche se è distante ancora tre mesi: la forza della speranza. Purtroppo spesso il pessimismo dominante ci fa vedere tutto nero, ma è importante credere che, posando un mattone dopo l'altro, una “pietra viva” dopo l'altra, le cose possono cambiare».
Metti gli ha donato la trilogia dedicata alle virtùteologali da lui curata insieme al professor Giannino Piana e il libro “Èrisorto” del direttore dei Salesiani di Borgomanero Giuliano Palizzi. Erano presenti, fra gli altri, anche i parroci di Briga, Cesara e Santo Stefano, Giovanni Antoniazzi, Renato Sacco ed Eugenio Grazioli, l'assistente dell'oratorio di Borgomanero Marco Borghi, e il direttore della Caritas diocesana di Novara Giorgio Borroni. Senza dimenticare il coro “The dynamite”, composto dalle profughe nigeriane da più di un anno ospiti di casa “Piccolo Bartolomeo”, che ha eseguito alcuni canti gospel.